1. Francesca: il mio sogno erotico - Parte I -


    Data: 01/04/2020, Categorie: Etero Autore: InusualMe, Fonte: EroticiRacconti

    Il mio sogno erotico si chiamava Francesca: la mia dirimpettaia, una giovane donna che aveva poco più del doppio della mia età. Ogni qualvolta la incontravo per le scale o, peggio, andavo a trovarla a casa, mi si ribolliva il sangue e un’eccitazione, incontrollata, rigonfiava la patta dei miei jeans non senza, a volte, qualche mio lieve imbarazzo. E dire che non ero proprio il cosiddetto ragazzino, neomaggiorenne, forungoloso, morto di figa. Anzi! Lo svezzamento avuto in famiglia per merito di mia sorella e le altre esperienze di sesso avute, sia grazie alla sua complicità che all’audacia che avevo conquistato con quel vissuto, mi portavano, talvolta, a rifiutare la figa, piuttosto che cercarla. Ma Francesca rimaneva il mio ‘sogno proibito’, il frutto impossibile da cogliere. Nel mio condominio io ero, per tutti, il ‘ragazzo tuttofare’. Mi divertiva eseguire quelle piccole riparazioni in casa e, se qualcuno aveva necessità di riparare una tapparella, programmare un videoregistratore, montare un impianto HI-FI o altri piccoli lavoretti casalinghi, ecco che “Me” era sempre pronto e ben disposto ad aiutare chi si trovava nel bisogno. Mi piaceva farlo perché, anche se non retribuita, la mia opera veniva sempre ricompensata; durante l’anno, difatti, ogni volta che i miei affezionati assistiti preparavano dei succulenti manicaretti, conoscendo la mia golosità, mi rendevano sempre partecipe della loro degustazione e poi nel periodo natalizio, ricevevo decine di regali dai miei ...
    ... carissimi ‘clienti’, che mi rendevano particolarmente contento. Inutile sottolinearvi che quando mi chiamava Francesca, io ero felicissimo d’intervenire, dandole la priorità massima su chicchessia. Francesca abitava sullo stesso pianerottolo dei miei, proprio nell’appartamento dirimpetto al nostro, all’epoca dei fatti aveva poco più di quaranta anni, io giovane universitario, venti. Non era una donna bellissima da far girare la testa, ma possedeva charme e un gusto nel vestire che mi mandava letteralmente in visibilio. Era sempre abbigliata in modo attraente, sexy; ma mai volgare ed eccessiva. E poi aveva un sorriso fantastico. Io la vedevo come una femmina da scopare, arrapante. Lei come il ragazzino che, praticamente, aveva visto crescere e che era anche l’amichetto della figliola con la quale giocavo a monopoli, nei pomeriggi di pioggia autunnali, anni prima. Francesca viveva, in sostanza, da sola. Il marito era un ingegnere chimico che passava più della metà del suo tempo sulle piattaforme petrolifere, disperse, nell’oceano. Io mi chiedevo come facesse una donna così ‘carica’ e ‘sensuale’ a resistere con questa condizione d’assenza. Sapevo, dalla mia prof erotica, che anche le donne hanno le identiche pulsioni sessuali dei maschietti, alle quali bisognava dare, in qualche modo, sfogo. Così immaginavano Francesca che si masturbava sul letto, da sola, pensando chissà a chi a cosa e, automaticamente, mi ritrovavo col cazzo duro e gonfio. Questi pensieri li facevo, ancora più, ...
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