Silenzio
Data: 28/11/2017,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: fabrizio, Fonte: EroticiRacconti
Verso sera scivola sulla panchina dove sono seduto, mentre leggo sul giornale come noi uomini ci stiamo dannando per perdere le ultime tracce della nostra umanità; ha una maglietta a righe orizzontali, larghe, i bermuda di jeans e le scarpe da ginnastica. Una testa di capelli ricci e una peluria sul volto che non è ancora barba ma che è efficace nel coprire gli ultimi segni di acne. In questi imbrunire è già passato di qua, ma solo oggi ha trovato il coraggio, o la follia, di sedersi. Fissa un indefinito punto lontano, ogni tanto un’occhiata senza convinzione al cellulare; non faccio nessuno sforzo per metterlo a suo agio, tentando di intavolare una qualche conversazione banale sul caldo, né in qualche modo dandogli l’impressione di sentire il battito impazzito del suo cuore. La seduzione è più silenzio che parole. Finisco l’articolo, ripiego il giornale e getto il mozzicone di sigaretta che sfrigola nella pozzanghera dell’ultimo acquazzone; poi mi alzo, e percorro i pochi passi fino all’angolo della piazza, dove gli ampi spazi si incanalano sotto i portici. Mi volto, e guardo il suo sguardo incerto; in pochi passi affannati mi raggiunge. Percorriamo il centinaio di passi che ci separano dal portone, io davanti, lui un paio di metri indietro; apro il portone, e lo faccio passare, come si conviene ad un padrone di casa. Sulle scale ripasso in testa, apro la porta e lo faccio entrare, mentre Micio comincia a strusciarsi sull’inatteso nuovo paio di gambe. Richiudo e lasciandolo ...
... nella penombra dell'ingresso, entro in cucina che illumino della luce della cappa, riempio due bicchieri d’acqua presa dal frigo, mi siedo e bevo un sorso. Lui entra timidamente, afferra il bicchiere e tenendolo in mano si appoggia al lavello. Attende. Penso a quante persone, nella mia vita, ho fatto aspettare, alcune volte arrivando, altre volte inutilmente; e a come, col passare del tempo, via via sono state sempre più quelle che mi hanno atteso invano, e sempre meno quelle che ho ricompensato per la loro fiducia. Ma oggi sono già qua: mi inginocchio davanti, gli slaccio la cintura, gli abbasso pantaloncini e mutande. Un bel cazzo; non grosso, non lungo, ma liscio e morbido come solo i cazzi giovani sanno essere. Una bella cappella rosea, già gonfia. Un piccolo triangolo di peluria bionda, morbida. Qualche neo che macchia la pelle chiara e tesa sull'addome. Mi protendo e lo ingurgito in un colpo solo. Finalmente sento la sua voce, se così vogliamo definire il suo sospiro; mentre lo trattengo fra le labbra, e glielo accarezzo con la lingua, con una mano percorro le palle e il perimetro del buco. Dalla sua docilità capisco che non è la prima volta che gli capita, forse qualche esperienza fra compagni nei cessi della scuola o quelle seghe reciproche e clandestine dietro i cespugli fra adolescenti; e chissà se è sempre stato così remissivo ai desideri del partner oppure se ha preteso, magari bruscamente, di avere ciò che desiderava; ma ora è qui, ed il passato e il futuro non ...