1. Le mutandine dell’amica di mia figlia (cap 5)


    Data: 09/07/2020, Categorie: Prime Esperienze Autore: PifferaioMagico, Fonte: EroticiRacconti

    Seduta sulla tazza del water, Veronica si allarga ancora un po’ l’accappatoio, lasciando bene in vista i miei boxer, indossati (dice lei) per non prendere freddo… Eppure la stanza da bagno è ancora satura del calore della doccia! Più che di freddo parlerei di brividi, lungo l’intero arco della schiena. La causa? Quel suo gesto fuori dalle regole. A cui ne seguiranno molti altri. Il gioco è cominciato e i personaggi recitati in precedenza >> lei, la diciottenne ingenua, rimasta chiusa fuori di casa e senza un tetto per i prossimi cinque giorni >> io, il manager serioso che cerca di aiutare un’amica della figlia vengono spazzati via dalla reciproca voglia di lasciarsi andare. Scricchiolano le assi di chi calpesta inesplorati palcoscenici. Veronica capisce che tocca a lei tirare la volata, ma è ovvio che non ne ha nessuna fretta. Ormai calata nella parte, assapora nuove eccitazioni. Con la stessa grazia usata poco prima per infilarsi - più volte - il mio spazzolino da denti all’interno della sua stretta cavità bollente (sapendo di essere spiata dal buco della serratura), allo stesso modo allunga una mano tra le cosce, guardandomi fissa con un’espressione inedita. — Ti va di giocare? — sussurra, socchiudendo le palpebre. — A questo punto direi proprio di sì… — rispondo con un leggero affanno. Le sue dita laccate e affusolate iniziano allora a titillare la vagina dall’esterno dei boxer, con movimenti rotatori e ipnotici. Stanchi del contatto col cotone, indice e medio decidono ...
    ... di esplorare la fenditura frontale tipica dell’indumento maschile. Non è un cazzo stavolta ad attraversare l’apertura, ma una coppia di dita desiderose di immergersi in un oceano morbido, vischioso e tentatore. Per restare lucido, sdrammatizzo mentalmente. E mi ripeto (ça va sans dire) che le mie mutande finiranno nella teca di reliquie, insieme a spazzolino e accappatoio..!! Lei percepisce questa mia distrazione e affina la voce in tono perentorio: — Devi fare quello che ti dico, sennò me ne vado su due piedi! Hai capito? Faccio sì a scatti con la testa, ma lei non mi dà tregua: — Prendi il tuo spazzolino e toccagli le setole… Come le senti? — Umide, mi sembra… — Bravo! Sono ancora umide e tu sai bene perché, brutto porco. Ora làvati i denti a secco, senza acqua e senza dentifricio. Chiaro? L’intensità dei suoi umori mi pervade in un secondo e sbatte sotto la base del cervello. Come una granita aspirata troppo in fretta che ti perfora l’osso delle sopracciglia. Lei sorride e torna seria nel giro di 2-3 secondi: — Dammi qua, buono a nulla! Il meglio non l’hai ancora assaggiato… Riprende lo spazzolino con la destra, mentre con la sinistra mi spinge sul torace per farmi distanziare. Si sfila con fastidio il mio accappatoio e lo lascia scivolare sul pavimento bagnato. Poi si volta dandomi le spalle e un panorama fatto di capelli ancora umidi, gambe toniche e slanciate, natiche che premono sul cotone dei miei boxer. Ruota, beffarda, la testa per guardarmi: non vuole perdersi ...
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