1. Le mutandine dell’amica di mia figlia (cap 5)


    Data: 09/07/2020, Categorie: Prime Esperienze Autore: PifferaioMagico, Fonte: EroticiRacconti

    ... quell’esordio contro una squadra in lotta per non retrocedere. Quando si cala le mutande maschili a mezza coscia, non sono più così sicuro di esser parte del pianeta. Per darmene una prova (come quando ci si pizzica di fronte a un sogno a occhi aperti), Veronica sa bene cosa fare: completare il tour dell’inerme spazzolino. Prima se lo strofina un po’ tra le cosce all’altezza del sedere. Poi con abilità imprevista lo spinge piano piano dentro il buchino del culo. Affondandolo e ruotandolo a scatti, come immerso in un ruvido temperamatite. — Chiudi la bocca, stronzo! Anzi, aprila. Più veloce lei dei miei riflessi, lo estrae dall’orifizio con gesto unico e lo avvicina alla mia bocca. Veronica inizia a strofinarmi ritmicamente le gengive e il palato con l’intriso oggetto del desiderio. Come una maestrina leziosa rimasta sola con l’ultimo bimbo dell’asilo. Chiudo gli occhi per non soffocare. Mi concentro solo su tatto, gusto e olfatto. Che detto così sembra riduttivo, ma il fungo atomico al confronto è una miccetta. Nel buio della mente scorrono parole a caso come miele, eucalipto, pulsatilla, zenzero. E altre decine, in frazioni di secondo. Il cervello pesca a caso in una grande ruota universale dai tratti lussuriosi. Il risveglio è brusco come il gesto del dentista con un dente del giudizio. — Ora esci, basta! Mi devo asciugare i capelli. Che fai lì così? Vammi a prendere le mutandine bianche. Faccio per muovermi, ma gli ...
    ... ordini non sono finiti: — Poi aspetta immobile fuori dalla porta: ti dico io quando passarmele. Con le ginocchia svirgolate, mi ritrovo di fronte alla busta di Intimissimi. Ma decido, senza fare testamento, di ignorare la bustina e di puntare dritto all’interno della borsa. Quelle bianche, mi dico, fanno parte dell’era precedente: quella dell’innocenza. Ora è il rosso il colore più adeguato alla nuova situazione. Guardo le mutandine rosse nella mano, poso il reggiseno e mi avvio - diligente - a pochi centimetri dalla porta del bagno. Il rumore del phon è diventato un suono d’arpa, ma cinque minuti sembrano cinquanta quando non vedi l’ora che il tempo ti divori. Il concerto per archi si interrompe, una mano fa capolino dalla porta. Le porgo con terrore l’indumento incriminato: lo afferra lentamente. La porta resta socchiusa. Il quartiere smette di respirare. Il mio cuore è l’unico strumento nel raggio di chilometri. — Ahahah non mi dire, non ci credo… — dice lei da dentro, divertita. Vengo avanti e decido di piantarmi sulla soglia del tunnel. Mi guarda con stupore e ammirazione. Non si aspettava questo gol in contropiede. — E bravo il mio manager… Allora vuoi proprio giocare. Ti faccio una domanda — dice ancora più lentamente. — Dimmi, Veronica. — Sai cosa succede ai ladruncoli? — dice con espressione di sfida. Riesco solo a deglutire. — Anzi. Sai cosa succede ai ladruncoli che decidono di disobbedire alla padrona…? [CONTINUA] 
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