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Marzia
Data: 23/09/2020, Categorie: Etero Autore: suve
... e sentendola sospirare. Lei muoveva lentamente le natiche e il mio membro sollecitato da quel massaggio si fece, se possibile, ancora più duro.La mia mano destra scese al limite del suo gonnellino tirandolo su per intrufolarsi sotto fino a raggiungere il suo fiore che presi a massaggiare da sopra la stoffa. Per far questo mi ero dovuto tirare leggermente indietro (sono più alto di lei anche con i tacchi) ma non ne soffrivo perché la stavo baciando di nuovo, un bacio forse più eccitante del suo strusciarsi contro di me. Le mie dita si intrufolarono sotto lo slip trovando la patatina umida e pronta a accoglierle. Le misi dentro il medio e lo mossi avanti e indietro e lei si inumidì ancora di più.Stavo pensando a come proseguire la cosa quando sentimmo dei passi avvicinarsi. Velocemente ci staccammo e ricomponemmo mentre una collega entrava salutandoci.Presi il caffè chiacchierando con entrambe del più e del meno, cercando di nascondere con una cartellina l�erezione persistente che mi gonfiava i calzoni. Prima di andare via mi misi il dito in bocca come a leccare l�ultimo goccio di caffè, così almeno doveva capire la collega mentre Marzia, lo vidi dal suo sorriso, capì perfettamente.Me ne andai e per tutta l�ora seguente combinai ben poco al lavoro e non mi vergogno a dire che dovetti andare in bagno per un raspone calmante.Alla fine tra telefonate e colleghi che venivano per particolari non ebbi modo di rivederla e tornai a casa pensando a lei, ancora con il suo ...
... sapore sulle labbra.Due giorni dopo, ancora di pomeriggio, riuscimmo a rubare un altro momento d�intimità. Stavo andando in bagno e lungo il corridoio vidi la porta dei bagni femminili aperta. Nell�antibagno Marzia era china sul lavabo come per lavarsi la faccia. Un paio di leggins di pelle nera evidenziavano, di profilo, le sue doti callipigie, la camicetta semitrasparente faceva intravvedere di lato il reggiseno blu o nero ben riempito. Entrai e mi misi alle sue spalle appoggiandomi prepotentemente a quel culetto arrogantemente proteso. Fu evidente che mi aspettava perché non fece una piega, anzi mi sorrise dallo specchio alzando la testa. Da dietro le afferrai il seno massaggiandolo e strofinandomi contro di lei come un cane in calore. Fu un attimo decidere di andare oltre, allungando la mano chiusi la porta e girai la chiave. Ora eravamo perfettamente isolati. Marzia si girò e bi baciò con forza, io mi aggrappai al suo sedere massaggiandolo a piene mani, tra i nostri due corpi non sarebbe passato un foglio di carta. Eravamo coscienti di avere poco tempo prima che qualcuno arrivasse e non perdemmo un istante. Le spinsi in giù i leggins incontrando difficoltà per quanto erano attillati. Mi venne lei in aiuto scostando le mie mani e facendoli scendere lei stessa mentre io mi dedicavo a sbottonarle la camicetta e tirar fuori le tette dal reggiseno. Mi chinai a baciarle i capezzoli e la sentii fremere. Tirò a se la mia testa con forza. Poi scese con le mani a sciogliermi la ...