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Il pomeriggio di un fauno - 3
Data: 24/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
... sentiva tutta la potenza del maschio che lo stava possedendo; l'afrore coinvolgente del suo corpo sudato quasi lo stordiva. Si volse a guardarlo da sopra la spalla e l'espressione di selvaggia libidine che gli lesse negli occhi lo fece rabbrividire. Intanto, il pompino che l'esperta bocca del frocetto gli stava praticando, cominciò a far sentire i suoi effetti: chiavato dietro da un possente stallone e contemporaneamente succhiato davanti da un abile pompinaro, ce n'era d'avanzo per far perdere il controllo a chiunque. E Marcello infatti lo perse: cominciò a sguaiolare e dimenarsi con foga via via crescente, a mano a mano che l'orgasmo cresceva dentro di lui. Poi le palle gli si incordarono, il cazzo gli si irrigidì. “Vengo! - urlò – Vengo, bastardo pompinaro!” E venne e gli sembrò di sborrare anche dal culo! Guizzando come una serpe impazzita, il suo cazzo riempì la bocca del caporale, che ingoiò freneticamente quel sugo denso e dolciastro, arrivando a spremergli con forza i coglioni contratti perché uscisse tutto. Poi anche per l'uomo giunse il momento: gettò indietro la testa e con un lungo ululato piantò con forza l'uccello nel culo di Marcello, riaffermando il suo travolgente diritto di possesso. Tutto il suo essere fu scosso da spasmi violenti, mentre fiotti corposi gli si riversavano fuori dalla canna, provocando ad ogni scarica anche nel giovane brividi voluttuosi, che quasi lo fecero sborrare un'altra volta. Finito che ebbe, il sergente estrasse ...
... il cazzo ancora duro e rimase a guardare la voragine infiammata che tremolava nello sforzo di richiudersi. “Adesso sì che puoi dire per davvero che un uomo ti ha scopato!”, ghignò, lasciandolo andare. Senza più sostegno, Marcello si afflosciò a terra, gemendo di un piacere che in qualche modo gli si perpetuava in tutto il corpo. I due si rivestirono, scherzando fra loro e poi se ne andarono, l'uno col braccio sulle spalle dell'altro, rivolgendogli solo un distratto cenno di saluto e un arrivederci alla prossima. Rimasto solo, Marcello si distese supino sull'erba fresca e chiuse gli occhi. Si sentiva spossato, il cazzo smunto e il culo indolenzito, ma anche intimamente soddisfatto e appagato. Si lasciò andare al piacevole languore che lo stava invadendo, che lo avvolgeva e lo risucchiava come in una fitta nebbia... Poi qualcosa lo riscosse, la sensazione di qualcuno al suo fianco. “Che ci fa in questo posto un culo solo soletto?”, disse una voce profonda, mentre una mano glielo carezzava lascivamente e si insinuava nello spacco ancora fradicio di umori. Marcello girò appena la testa. “Sta aspettando un cazzo che se lo scopi...”, mormorò lui con voce molle, ammirando il nuovo arrivato,un giovanottone massiccio e decisamente arrapato, che gli si era accosciato a lato, col grosso nerchio brunito già svettante fuori dalla patta sbottonata dei pantaloni. “E allora l'attesa è finita, dolcezza...”, disse quello, sondandogli con due dita il buco frollo e ...