1. Dolcetti marocchini


    Data: 28/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: beast

    ... piegandosi sotto la serranda. Sono rimasto solo io. Esce di nuovo dal bancone e va ad abbassare completamente la griglia, chiude a chiavetta la porta d’entrata, si gira, “ciao“ mi dice, “mi chiamo Mohamed” “piacere, Mario” rispondo, ci stringiamo la mano, non la lascia, la prende tra le sue, ha le mani calde, il tocco è piacevolissimo, “vieni” dice sottovoce mentre si dirige verso il retro del negozio. Il laboratorio è nella penombra, un odore dolciastro e vagamente fastidioso pervade l’aria. Tavolacci di legno e di acciaio, sacchi di farina, enormi latte di pasta di mandorle e altri semilavorati troneggiano ovunque. Mohamed si sfila il grembiule dandomi le spalle, ha un bellissimo sedere, si indovinano i glutei muscolosi fasciati nei pantaloni neri, si gira, mi guarda negli occhi sorridendo, un bellissimo sorriso, labbra carnose splendidamente disegnate, file di denti bianchissimi e regolari, mi prende la testa tra le mani mi attira a se e mi bacia sulla bocca. Un bacio breve, dolce, umido, si stacca e sempre tenendomi la testa mi guarda, il mio stomaco è in subbuglio. Mi tira nuovamente a se, le bocche si aprono un po’ di più, le nostre lingue si toccano per la prima volta, una scossa elettrica mi parte dai testicoli. Ci baciamo ancora e ancora, le bocche si cercano, ci sbraniamo di baci, sembriamo cani affamati. Le mie mani scorrono sulla sua camicia bianca slacciando i piccoli bottoni, si infilano a cercare la sua pelle, è liscia, brunita, senza peli, piccoli capezzoli ...
    ... scuri già duri, fremono al tocco dei miei polpastrelli, scendo verso l’ombelico, da qui una strada di peli neri e riccioluti scende verso il basso, ci gioco con le dita, poi con un gesto rapido mi aggrappo alla grossa fibbia della cintura, la slaccio e faccio lo stesso coi bottoni della patta. Il suo arnese preme per uscire, apro lembi dei pantaloni, mi inginocchio e tuffo la faccia contro le sue mutande, l'odore del suo cazzo passa attraverso il tessuto. Lo mordo, lo lecco, lo bacio attraverso la stoffa degli slip, gli tiro giù meglio i pantaloni lungo le cosce lunghe e tornite. Tiro giù anche le mutande scoprendo quel ben di Dio, il grosso cazzone scuro rimbalza verso l’alto e mi si presenta spavaldo davanti alla faccia. Mi fermo a guardarlo, voglio imprimermi nella mente quell’immagine per poterla rivivere mille altre volte. È veramente meraviglioso, unico difetto il fatto che sia circonciso, ma per questa volta penso proprio che non ne farò un dramma. Grosse vene lo percorrono in lungo e in largo, la grossa cappella rosa, più chiara del resto del cazzo ha una forma perfetta, riccioli di peli neri come la notte lo circondano alla base, grossi testicoli pendono, gonfi di crema pasticciera. Lo prendo in bocca, lui mi prende la testa tra le mani, comincio il mio lavoro di labbra, di lingua, di gola, lui ansima, mi stringe la testa e mi fa capire che gradirebbe un ritmo più veloce. Non riesco a prenderne in bocca che un terzo della lunghezza, per cui mi aiuto con una mano, la ...