1. Libera professionista si confessa


    Data: 10/11/2020, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Eleonore, Fonte: RaccontiMilu

    ... digitale dell'ascensore. Dieci, quindici secondi al massimo e sentirò quel... "Toc toc toc" convenuto. Quei tre tocchi sul legno della porta che annunciano l'arrivo dell'uomo che sto aspettando. Mi avvio verso la porta, badando bene di far sentire il ticchettio dei miei tacchi sul parquet. Mano sulla maniglia a stringersi e la mia voce: "Posso aprire?" che mi ricorda della prima volta, divorata dalla paura grottesca che lì dietro passasse per caso qualcuno oltre all'uomo che attendevo."Prego, fa pure..." ed ha una bella voce, per nulla diversa da quella calda e sicura che ho sentito in questi due giorni al telefono. Apro la porta facendo qualche passo indietro per lasciarlo entrare senza dover spalancare. Di lui entra prima l'ombra, poi il passo, infine il corpo. Nella stanza quasi buia lo vedo. Più alto di me, robusto, fisico imponente, non certo un ciccione però. Moro e dai lineamenti molto regolari. Direi quasi banali... certo, per fortuna non brutti. "Come se mi importasse qualcosa..." mi scopro a pensare, come sempre. "E' stato facile trovarmi?" - "Certo... tutto semplicissimo". Sento i suoi occhi addosso. Frugano nella mia scollatura come se la stessero perquisendo a fondo. Non cedo, non mi copro di più, lascio che lo spazio tra i seni resti in vista come pure le rotondità dell'emisfero superiore di ogni tetta.Lui non sorride, lascia scorrere i suoi occhi su di me senza dire una parola. Prende la mia mano nello stesso incredibile silenzio, colmato solo dal suo respiro ...
    ... che immagino caldo, e mi conduce al centro dell'ambiente, invitandomi a girare un po per mostrargli - credo - anche la parte posteriore di questa figura. Quando il giro &egrave completo ho di nuovo i suoi occhi incollati, questa volta al viso. "Niente male davvero... finalmente un incontro come si deve su quella chat del cazzo!". Caldo, scurrile... sento un brivido che sale dai talloni. "Abbiamo detto duecento, giusto?" e sento la sua mano, la destra, posarsi sul sedere scansando abilmente l'accappatoio che mi copre lì dietro rimanendo largo. Pelle caldissima, effettivamente un po dura e ruvida. E' stato sincero: sono le mani di un uomo, di un ragazzo che lavora. Mani grandi, che assieme al fisico dimostrano ancora una volta la sua sincerità: &egrave così che mi sono sempre immaginata un pugile. Duro e compatto fuori. "Sì duecento" gli rispondo abbassando un po' gli occhi. Devo ammetterlo, tanta sicurezza non me l'aspettavo. Merce rara che mi lascia serare per il meglio. Mi lascia sperare quel che non oso chiedere. Quasi non ho il tempo di finire la risposta e mentre elaboro quei pensieri eccolo tornare alla carica: "Abbiamo detto almeno due ore, se non sbaglio...". Sa quel che vuole, decisamente. "Sì, almeno due ma..." e mentre ancora sto cercando di dirgli che se vuole e ne vale la pena può restare anche tutta la notte con la sinistra si poggia sul nodo dell'accappatoio. Tira giù con poca gentilezza e mi lascia lì, scoperta, esibita davanti a lui. "Ma l'orologio parte da ...
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