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Tra Vecchio e Nuovo - Zia e Nipote - Capitolo VIII
Data: 13/11/2020, Categorie: Incesti Autore: Raccontatore
... Da questa relazione nacquero addirittura due figli da cui discendono i popoli dei Moabiti e degli Ammoniti! Dal peccato non si può fuggire, come ha fatto Lot da Sodoma. Siamo uomini deboli Mattè, prima o poi peccheremo.” Matteo rimase senza parole, si sentiva in qualche modo un moderno doppio di Lot, una sorta di erede speculare, peccatore nello stesso modo, vittima anch’egli di un inganno, succube degli eventi ripetutamente, condotto all’errore da un macchinoso soggiogamento, incapace di cambiare il corso degli eventi. “E poi? Dio che ha fatto? Come ha punito loro?” Matteo doveva sapere quale sarebbe stata la sua punizione spirituale, anche se lui in Dio non ci credeva. Antonio cambiò improvvisamente tono, lasciandosi cadere su uno dei divanetti del bar stiracchiandosi le gambe. Poi dopo un lungo sbadiglio, parlò. “Eh, questo proprio non me lo ricordo, mi dispiace. Ma dovrei informarmi in effetti! D’altronde prete non ci sono più diventato. Ce lo facciamo un caffè? Muoio di sonno!” Matteo imprecò e schernì il collega in una di quelle improvvise cadenze dialettali che tradiscono la spontaneità e schiettezza del carattere. Poi si accinse a fare il caffè, con la speranza che il forte odore della bevanda scacciasse i suoi funesti pensieri. Il sole aveva finalmente fatto capolino dal fondo dell’orizzonte e con inesorabile lentezza, aveva scalato il cielo per piazzarsi il più in alto possibile. Con i suoi raggi scaldava il creato e in qualche modo, Matteo si sentiva più allegro e ...
... protetto dalla presenza di quella gigantesca palla di fuoco sulla sua testa, mentre camminava per le vie della città che si destava solo in quel momento. Quella mattina aveva più sonno del solito e non vedeva l’ora di fiondarsi a letto per recuperare le ore di sonno che il lavoro gli aveva sottratto. Nel momento in cui stava per aprire la porta del condominio, una voce proveniente dalle sue spalle lo chiamò. “Ciao, scusa, è tuo questo?” Il giovane si girò, ritrovandosi di davanti ad una ragazza riccia, dai capelli rossi, con un libro in mano. Aveva dei lineamenti fini e delicatissimi, tanto che Matteo credette di trovarsi di fronte ad una bambola di porcellana. Le sue guance erano puntellate di lentiggini, sembravano piuttosto una costellazione. Matteo si sentì rapito da quell’apparizione angelica di fronte a lui e non seppe rispondere alla domanda, intontito dalla carenza di sonno e da quel viso genuino e candido. “Tu sei Matteo Scaruzzi, no? C’è scritto anche sul citofono. E’ tuo?” Chiese nuovamente la ragazza, con un cenno d’imbarazzo. Matteo si risvegliò dalla visione. “Sì, sì. Sono io, dove lo hai trovato?” “Ti è cascato l’altro giorno, poi hai preso l’autobus e non sono riuscita a ridartelo. Abito qui di fronte, in quell’appartamento là. Ti ho visto dalla finestra e sono scesa per ridartelo.” La ragazza sorrise, porse il libro e dopo aver salutato, se ne andò con la stessa leggerezza con la quale era arrivata. Matteo era rimasto incantato e rapito da quell’incontro. Lo ...