Riorganizzazione del processo produttivo - parte iv
Data: 12/12/2017,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: ClaudiaSimontacchi
Mentre attendo l’arrivo di Josef, mi rimetto il rossetto che Hakim, con la sua lingua grossa e vogliosa, mi ha completamente tolto. Apro la porta dell’ufficio per dare un’occhiata al reparto perché non capisco il ritardo di Josef, e vedo lui e Hakim che se la ridono e si danno grandi pacche sulle spalle. Impaziente rientro in ufficio lasciando aperta la porta; indispettita riguardo i semi lavorati che sono stati scartati. Anche il materiale prodotto da Josef non è perfetto come dovrebbe: i “sali scendi” delle docce si bloccano a metà. Anche nel suo caso il foro principale non è sufficientemente largo, evidentemente la punta utilizzata è troppo piccola , ma non faccio in tempo a pensare a una soluzione , che sento una mano calda toccarmi dove non dovrebbe: Josef mi sta sollevando la gonna facendo scorrere la mano dal basso in alto tra le mie cosce, mi giro per cercare di capire, e incrocio il suo sguardo voglioso e vispo.
Josef ha degli occhi verdi bellissimi e il capello biondo cenere, e riccioli sparsi. Il suo sorriso accattivante è dato da una bocca perfetta, carnosa, e dal disegno rinascimentale.
“Mi hai chiamato, bella?” mi dice con fare presuntuoso. A quel punto con un movimento lento mi giro per essergli di fronte, e subito gli assesto un ceffone memorabile. Lui si allontana subito tenendosi la guancia dal dolore “Come ti permetti Josef”, “Come ti permetti di darmi del Tu ?!?”. Lui impacciato non sa cosa dire poi accenna un “Hakim ha detto che tu..LEI ...”, ...
... “Taci, non voglio sentire le tue ragioni – il tuo comportamento è inqualificabile e gravissimo!”… Lo guardo arrabbiatissima lui sostiene il mio sguardo per qualche minuti poi, conscio delle possibili conseguenze, abbassa lo sguardo. Rimaniamo in silenzio per attimi infiniti, poi con voce calma e perentoria gli ordino “Slacciati i pantaloni -ora!” .
Lui mi guarda stupito, poi senza esitare si slaccia la cintura e tira giù i pantaloni. Gli appoggio una mano sul ventre durissimo e lo spingo conducendolo a un angolo della stanza. Lui inciampa più volte ma cerca di dissimulare la difficoltà di camminare con i pantaloni abbassati. Una volta all’angolo gli sfilo il camice da lavoro, gli slaccio lentamente la camicia bianca e gli graffio delicatamente il torace, portando le mie labbra a due centimetri dalle sue. Mi soffermo con le mie unghie su un capezzolo che diventa immediatamente turgido. Continuo a graffiarlo scivolando verso gli addominali, sotto le mie dita posso sentire il suo battito accelerato. Arrivo al suo cazzo che è corto e tozzo, ma di cemento armato. Gli tengo con una mano il suo arnese, mentre con l’altra mi slaccio nuovamente la camicetta. Il suo cazzo sembra indurirsi ancora un po’. Abbasso la zip della mia gonna e la lascio cadere, lui cerca di guardare in basso, le mie autoreggenti lo eccitano, il suo respiro è sempre più accelerato. Gli lascio l’arnese e ancheggiando sinuosa vado alla scrivania li davanti a noi. Lui rimane all’angolo con i pantaloni abbassati. ...