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Sole di Maggio
Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI
... valido se volessi venire a vedere i miei dipinti», aggiunse rivolgendosi a Silvia. «Spero di rivederti.» «Ti avevo avvertito che sarebbe stato un problema difficile», reagì lei. Il suo sguardo da amareggiato si era mutato in un’espressione biasimante. Mauro assunse un’aria contrita come per chiederle scusa. Stava per imboccare il corridoio quando gli giunse stavolta, quasi accorata, la voce di Silvia. «Non è colpa nostra Mauro.» «Neanche mia Silvia.» «Invece sì!» tuonò Livio. «Che diavolo sta dicendo lei?» ribatté Mauro. «Che è colpa di tutti se si fanno le dighe. Vogliamo produrre e consumare sempre più. É colpa dell’industria, dell’agricoltura, di chi mette al mondo dieci figli, di chi è impiegato sedentario e fa la doccia tutti i giorni pure d’inverno.» Livio fece una pausa e puntò il dito contro il ragazzo. «Senti un po’ tu che pensi di non aver colpa se qualcuno vuol sommergere il tuo bel valloncello: quando ti lavi i denti, usi un bicchiere d’acqua per sciacquarteli o lasci scrosciare il rubinetto?» Irritato Mauro raggiunse le scale e prese scenderle frettolosamente. All’ultima rampa il chiarore del lucernario era divenuto così fioco che a malapena riusciva a vedere le sagome dei gradini e fu quello che lo aveva ingannato salendo a fregarlo nuovamente. Avvertì il piede scivolare in avanti, il suo volto si contrasse e si preparò, denti stretti, al doloroso impatto con la pietra. Vide le scale illuminarsi, gli giunse la voce concitata di Silvia. «Attento agli scalini ...
... Mauro!» Silvia non fece in tempo a finire la frase che udì un colpo sordo salire dalla tromba delle scale. “Mamma mia è cascato ancora.” Scese a rompicollo rischiando di fare la medesima fine. Per l’espressione avvilita che gli vide stampata in faccia non poté trattenersi dall’accarezzargli i capelli. «Mauro ti sei fatto male?» «Penso di no», disse lui mentre cercava di alzarsi sostenendosi alla balaustra. «Dammi la mano ti aiuto. Avresti dovuto accendere la luce.» «Credo che sarei cascato lo stesso. «Oggi sono talmente scalognato che se qualcuno avesse gettato per terra l’unica buccia di banana nel raggio di cento chilometri, ci sarei scivolato.» Rinfrancata dalla battuta Silvia si azzardò a chiedergli di tornare in sede. «Te la senti di risalire?» «Sì ma che ci verrei a fare?» rispose Mauro massaggiandosi l’osso sacro. «Mi spiacerebbe se tu e Livio vi lasciaste così. Per favore, Mauro, puoi farlo per me? Non importa se non vorrai procurarci le foto. In qualche modo rimedieremo.» A quegli occhi di carbonella che lo fissavano con un’espressione supplice, lui non seppe negarsi. «La colpa sarebbe tua se si sfondasse il pavimento e ci ritrovassimo in casa dell’Allegrini.» La risata di Silvia risuonò argentina su per la tromba delle scale. Appoggiati alla ringhiera e metti l’altra mano sulla mia spalla.» «Non ce n’è bisogno Silvia, ce la faccio a salire da solo.» «Appoggiati, cribbio!» «Grazie», rispose Mauro quasi intimorito dal modo repentino con il quale lei aveva cambiato tono. ...