1. Sole di Maggio


    Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... smettere. Mio marito c’è riuscito. Io, invece… » La donna fece una tirata nervosa e soggiunse: «Lo sai che mi tocca andare a fumare in giardino perché non vuole più sentire l’odore di sigaretta per casa?» «Io sul terrazzo. Bisogna che provi con i cerotti alla nicotina. Roberta mi ha detto che con quelli c’è riuscita.» «Tanto si muore lo stesso, Lina. Hai sentito di quella ragazza che hanno ricoverato per il morso di una vipera?» «No. Quand’è successo?» «Oggi dalle parti di Sanfabiano. Era andata col suo fidanzato a fare una scampagnata. Ha vent’anni. Ti rendi conto?» «È grave?» «In fin di vita. I rianimatori hanno usato il defibrillatore più volte per farle ripartire il cuore, e corre voce che non potrebbe passare la notte. È figlia dei proprietari CIEFFE, quella bella mora, alta, che serve spesso nel reparto del bianco.» «Silvia. Mi ha servito più di una volta. Madonna mia che disgrazia.» Mauro entrò nel bagno dal quale era uscito un visitatore esageratamente obeso. Considerare come l’uomo avesse potuto piegarsi per fare i suoi bisogni, in un ambiente tanto angusto, lo distrasse un poco. Pensò al motivo per cui, in un ospedale di nuova generazione come quello, i tecnici avessero scelto di fare bagni strettissimi e pianerottoli delle scale larghi quasi come campi da tennis. L’aria, lì dentro, nonostante avvertisse il rumore di una ventola, era appesantita dagli odori acri che l’uomo aveva lasciato. Nella tazza del water erano rimaste le striature degli escrementi che l’acqua ...
    ... non era riuscita a pulire del tutto. Su una parete qualcuno aveva scritto una frase ironica. “Non si pretende che facciate sempre centro ma almeno qualche schizzo pisciatelo dentro”. Mauro urinò trattenendo il respiro. Immaginò di tenere in alto un aquilone che perdeva quota. Cercò di capire il senso di quel pensiero slegato dalla logica del suo dramma e dello stesso atto della minzione, ma i tentativi rimasero sospesi come il filo che tentava di governare con l’immaginazione. Trovò i genitori di Silvia che attendevano accanto ad una porta sulla quale spiccava la targhetta “STUDIO MEDICO”. «Il professor Pagliai è entrato adesso», gli disse Riccardo. «L’infermiera ci ha chiesto di attendere. Entri anche tu, Mauro?» Tese le orecchie per intuire, dal minimo rumore, il segnale che la porta si sarebbe aperta. Avvertendo il cigolio della maniglia che si abbassava, Tiziana trasalì. «Accomodatevi », disse un’infermiera laconica. Si sedettero presso una scrivania spartana, col ripiano di plastica bianca. Mauro rimase in piedi dietro di loro. Il professor Pagliai, un uomo dagli occhi vigili e accorti, parlò col controllo di chi era avvezzo a parlare con persone prostrate. «Signori Colombo, ho il dovere di essere franco: Silvia rimane molto grave anche se, per il momento, le sue condizioni si sono stabilizzate. Il veleno dell’aspide ha provocato una reazione anomala del suo organismo e questo ha scatenato un’allergia.» «Shock anafilattico?» chiese Riccardo. Il dottore annuì, incrociò le ...
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