1. Deja-vu. 2di3


    Data: 29/11/2020, Categorie: pulp, Autore: Ylgr, Fonte: EroticiRacconti

    ... rivolse un'occhiata interrogativa. Devo parlarti. Questa volta, capì. Non rispose, però. Almeno, non lo fece con le parole. Annuì, dopo aver riportato lo sguardo sul superiore. Quando finì la riunione, aspettò qualche minuto prima di recarsi nei parcheggi. Lo trovò già li, la sigaretta tra le dita. Non lo salutò, ma si poggiò in silenzio accanto a lui. Quando le passò la sigaretta, la prese in maniera quasi meccanica. Continuava a pensare a quel qualcosa che le sfuggiva. Che sfuggiva a tutti loro. Doveva esserci per forza, qualcosa. Fece un nuovo tiro, prima di ripassare la sigaretta. Notò l'anello all'anulare dell'uomo. Lo portava anche lui, quel giorno. -Mia moglie lo sa. Quattro parole. Soltanto quattro parole. Era inevitabile. Prima o poi uno dei due avrebbe dovuto fare un passo indietro, o sarebbe accaduto quello che stava accadendo. -E? Fece cenno con la mano in direzione della sigaretta, dopo averlo invitato a continuare. -E dovrò andare via di casa, per un pezzo nel migliore dei casi. Per sempre se non le passa. Ha visto i tuoi messaggi. I nostri messaggi. Mi spiace ma Non gli lasciò finire la frase, cogliendolo di sorpresa e in parte cogliendosi di sorpresa, con quel bacio. Fosse uscito qualcuno, in quel momento, avrebbero dovuto spiegare la cosa. Certe cose, tra colleghi, non son tollerate. Certe cose, tra colleghi sposati, sono ancor meno tollerate. Non se fatte alla luce del sole, anche quando si tratta del segreto di Pulcinella. Si scostò a malincuore e cercò ...
    ... di sorridergli. Era andata avanti per mesi e, di punto in bianco, sarebbe dovuta finire. Le spiacque. Soltanto dopo, seduta alla sua scrivania, si rese conto dei guai che avrebbe passato lui. Le spiacque ancora di più. Cenarono parlando del più e del meno e, a differenza del solito, suo marito s'interessò della sua giornata lavorativa. Gli raccontò dell'espressione che aveva il superiore e gli propose la sua imitazione. Ci provò, a farlo ridere, e ci riuscì. Quella notte, a letto, stesa sotto suo marito, lo fissò in volto per tutto il rapporto. Qualcosa le sfuggiva. Qualcosa non quadrava. Sollevato sulle braccia, si muoveva su di lei, il bacino contro il suo con quella che le sembrava rabbia. Non c'era dolcezza. Gli chiese di far piano. Almeno un po'. Non lo fece. I baci divennero morsi. Quelle che di solito erano carezze, si tramutarono in graffi, in morse dolorose. Le posò la mano sulla gola e, sebbene non strinse, lei capì. Cercò di lasciarsi andare, di far finta fosse solo un suo sospetto, dovuto alla coscienza sporca. Non funzionò. Uno schiaffo, uno solo, le provocò bruciore sulla guancia colpita. Si sforzò e, anche se a fatica, sostenne il suo sguardo. La chiamò troia, quando raggiunse l'orgasmo dentro lei. Non ci fu bisogno le dicesse nulla. Aveva capito. Si alzò e, al buio, si mosse per la camera da letto per andare in bagno. Chiuse la porta alle sue spalle e si lasciò scivolare, schiena contro l'uscio, fino a finir seduta a terra. Non pianse, ma avrebbe voluto farlo. ...