1. Le mutandine dell’amica di mia figlia (cap 6)


    Data: 01/01/2021, Categorie: Prime Esperienze Autore: PifferaioMagico, Fonte: EroticiRacconti

    Veronica ha cambiato registro. Ora dirige il gioco con il tono di chi conosce il fatto suo. — Intanto vai a prendermi la borsa. Muoviti! Poi spogliati nudo e aspetta fuori dal bagno. Per qualche secondo mi viene in mente l’immagine di lei di ritorno da scuola. Con le treccine, lo zaino dei libri sulla spalla, le scarpe da ginnastica da studentessa. Espressioni e voci dal sapore scherzoso, occhi bassi e movimenti incerti. Una diciottenne come molte, con le forme e le malizie al punto giusto. Quell’innocenza ora si è trasformata in energia dominatrice. Le passo la borsa. Sono nudo, a piedi nudi. A mente nuda. — Inizia a chiudere gli occhi — mi dice, secca. Mi concentro sui rumori. Sento il fruscio di una cerniera che si apre: probabilmente una tasca interna della borsa. D’un tratto sento il suo respiro a pochi centimetri dagli occhi: mi sfiora il naso con le dita, mi incide un labbro con le unghie, mi lecca un lobo di un’orecchio. — Girati, schiavo di merda. Dopo un attimo inizia a bendarmi. Ecco cos’aveva nella borsa. Poi mi prende per un braccio e mi guida nuovamente all’interno del bagno. Non vedo nulla, ma è un buio che riempie ogni muscolo del corpo. Siedo di forza sul water, mentre lei mi afferra un polso. Il rumore di ferraglia dura cinque-sei secondi. Un primo CLANG, a cui ne segue un altro. Quest’ultimo associato a un freddo contatto metallico. CLANG. — Ora sì che ci siamo — dice con tono soddisfatto. Ritraggo il braccio, ma resto parzialmente bloccato. La stretta ...
    ... sul mio polso è la morsa di un bracciale. Cazzo! Sono ammanettato. Sono imprigionato. D’istinto, senza aspettare ordini, con la mano libera mi strappo la benda dalla faccia. La vedo. Veronica. Con gli occhi spalancati che sorridono. Le vedo. Le manette. Cazzo! La cosa strana è la catena, lunga almeno mezzo metro. Collega il mio polso al termosifone. Anzi lo lega indissolubilmente. Lei ride. — Ora ci divertiamo come pochi sanno fare. Alzati in piedi, verme. Quasi pentito di essere uscito anche solo per un attimo dal gioco, mi sollevo e mi riprendo. Non era quello che volevo? Non avrei dato metà del mio stipendio multinazionale per scrivere quella scena nei dettagli? — Alza un piede, schiavetto. Prima uno e poi l’altro. Fai come ti dico. Si china leggermente e mi infila a sorpresa le mutandine rosse ricomparse. Ne afferra le estremità laterali, tirandole su a piccoli strappi. L’elastico si tende, il tessuto aderisce piano piano. — Sei ingrassato, orsetto. Mi aspettavo che portassi una “elle” e invece sei un porco da “ics-elle”. Dì la verità: non avevi capito che erano per te, vero? No che non l’avevo capito. La sua voce è di nuovo flautata: mi viene vicino, mi parla all’orecchio. — Ora posso rivelarti il mio piano. Ma prima di continuare nella confessione, fa scivolare una mano verso le mie parti basse. Accarezza le mutandine dall’esterno, assaggia la consistenza del mio pacco genitale. Poi lo stringe lentamente, senza fretta, tutto insieme: parte da sotto coi testicoli, fino a ...
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