1. Le foto di Aurora.


    Data: 10/01/2021, Categorie: Lesbo Autore: Semiramis, Fonte: EroticiRacconti

    Mescolo tra le foto ricordo, ho trovato un vero e proprio cimelio. Una polaroid, molto particolare. Aurora aveva la passione per la fotografia e infatti l'aveva scattata con la macchina che avevamo comprato al mercatino dell'usato quando eravamo studentesse a Roma. Era l'ultima foto che conservavo di lei, prima che quel tarlo bestiale nella testa le desse da dubitare sulla sua bellezza fino a sciuparla. Ve lo giuro era bellissima, quel pensiero era di tutti meno che suo. Lei non era come me o tante. Lei non era mai lì a "tirarsela" come facevo io o le altre, passatemi il termine. Era malinconica, la rendeva felice fissare i momenti, bloccarli. Non era come noi, lei voleva vivere e rivivere ma aveva desiderato talmente tanto la vita da rendersi conto che non poteva più bastarle. Vivemmo insieme per qualche anno, il cibo le piaceva e amava la cucina mediterranea, adorava le vongole si fissava a guardarle e con la sua lingua rossa le tirava via. Spesso dopo contemplava i gusci, aveva cura di solcare le loro righe. Ci leggeva delle storie, io sono sempre stata convinta che lei venisse dal mare. Non era umana. Era una bambina coi suoi modi, i suoi gesti. Ma non era ingenua, era astuta e raffinata. Ho addirittuta trovato un'altra foto in cui mangia goffamente gli spaghetti. Le labbra sporche di sugo, felice e divertita. Quel giorno me lo ricordo, era stato particolare. Lei si era accorta che io provavo interesse per lei, non era difficile capirlo. L'aveva capito dal fatto che ...
    ... cercavo sempre di vederla nuda, di toccare il suo intimo. Quando facevamo la lavatrice era una gara, cercavo sempre di prendere le sue mutandine delicate, di toccarle e di annusarle quando mi era possibile. Era una gran seduttrice ma non ti permetteva di capire il momento in cui era in atto la sua seduzione, col suo sorriso semplice, i suoi lunghi ricci scuri ti faceva sua. Io dovevo mettere in campo il mio estro di femmina per sedurre, dovevo provocare, dovevo solleticare appetiti. Lei no, lei ce l'aveva nella pelle la seduzione. Nella sua disarmante semplicità era erotica. E poi il caldo, era un tormento. Con i suoi pantaloncini di tuta e il culetto pieno sempre in vista, le sue lisce gambe affusolate e scure. -La puoi toccare la mia biancheria, non è un fastidio per me, ho capito che ti piace- Aveva ancora le labbra piene di sugo e qualche schizzo di olio sulla scollatura ma io assimilai quelle parole ad uno dei momenti più eccitanti nella mia vita di studentessa. Non era lesbica, non aveva avuto rapporti con donne a memoria mia. Con i suoi grandi occhi nocciola con un preciso taglio in cui rivedevo tutta la bellezza dell'Asia mi aveva detto, teneramente, una delle frasi più eccitanti della mia vita. Ero imbarazzata, eppure lei mi voleva bene. Già non ci pensava più ed io lì, ferma, a guardarla. Con i laghi nelle mutande. Prese a scherzarci col tempo, ormai lo faceva di proposito. Qui c'è una polaroid con una foto molto stupida. Era Natale, mi regalò un completo intimo. Ricordo ...
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