1. La mia cagna nella casa di campagna (cap.finale)


    Data: 05/02/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: padr1

    Sfilai il cazzo dal buco del culo e andai verso il giardino orinandogli di seguirmi. Anche se con un po’ di titubanza non osò disobbedire ed immediatamente si mosse. La feci stendere su un tavolo in modo da tenere le natiche proprio sul bordo del tavolo e la schiena ed il capo sul freddo legno. Io mi posizionai fra le sue gambe aperte e cominciai a sbattergli il culo nuovamente. In quella posizione io ero di fronte al cancello e potevo intravedere la sagoma dietro le siepi mentre la mia cagna, essendo stesa sulla schiena, guardava me.
    
    Dapprima feci in modo che la persona non si accorgesse che io l’avevo vista e, dopo un primo momento di smarrimento, si fece coraggio e cominciò a fare capolino nuovamente dietro le sbarre. Non riusciva a togliere gli occhi da quei due corpi che ormai sudati e spossati erano l’uno dentro l’altro.
    
    Dopo una decina di minuti mi scostai facendo scivolare la mia mazza fuori del corpo della troia e, scostandomi un po’ dal tavolo, le ordinai di inginocchiarsi e di prendersi cura del mio cazzo. Ovviamente scattò e cominciò a spompinarmi alla grande.
    
    Il nostro ospite, che ormai doveva aver preso coraggio sicuro del fatto che non l’avessi visto, guardava sempre con maggiore interesse. Fu in quel momento che guardai nella sua direzione e gli feci un’impercettibile segno d’invito con la testa. Notai nei suoi occhi un senso di smarrimento. Non sapeva se aveva frainteso. Dopo qualche minuto lo invitai nuovamente e questa volta fui più chiaro in ...
    ... modo da non essere frainteso. Ebbi cura di usare una gestualità particolarmente calma che gli facesse capire che non aveva nulla da temere, tutt’altro.
    
    Nel frattempo la mia cagna si rosicchiava con maestria il mio osso ed io tenendole la testa dettavo i ritmi di quella cagna ubbidiente. Il ragazzo, anche grazie all’eccitazione di quello spettacolo che ormai andava avanti da diverse ore, si fece coraggio e, oltrepassato il cancello, si diresse lentamente verso di noi. La cagna sentì i passi ed istintivamente fece per levarsi il cazzo di bocca e girarsi a vedere chi era. Non glielo consentii e, tenendola per i capelli, affondai ancora di più il cazzo nella gola tanto da procurarle un conato di vomito che dovette ricacciarsi in gola. Il ragazzo, un negro apparentemente sui 28/30 anni, si era fermato a qualche metro da noi, aveva la patta sbottonata e l’uccello, un enorme manganello nero di proporzioni enormi, faceva capolino, seppur parzialmente eccitato, fra le gambe. Aveva un corpo slanciato, senza un filo di grasso e con i muscoli scolpiti dal duro lavoro al quale quotidianamente si sottopponeva. E, a giudicare da come era vestito e sudato, quel giorno non aveva fatto eccezione.
    
    Ordinai alla troia di dare il benvenuto al nostro nuovo amico e mi raccomandai di farlo nella maniera che più si addiceva ad una puttana. Solo allora le consentii di girarsi e rimase interdetta nel vedere che trattava di un negro con un cazzo dalle dimensioni spropositate, ma sapeva e voleva ...
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