Milano roma
Data: 15/04/2021,
Categorie:
Etero
Autore: archeo876
Dedicato a Maddalena e alla sua Roma.
Quanto dista Roma da Milano? Quattro ore in macchina, tre ore in treno, un ora in aereo, ma la distanza è nulla se con il pensiero vengo da te.
Ti immagino in un bar in uno di quei quartieri dai nomi che solo Roma sa dare (Trionfale, Casilina, tor Palocco) lontano dai turisti e dal centro. Il sole primaverile scalda la giornata e io cammino veloce verso il luogo indicato, con passo svelto per la voglia di conoscerti. Arrivo all'indirizzo che mi hai scritto e cerco con lo sguardo di capire chi tu possa essere. Ti riconosco fra le tante persone che affollano il posto. Il tuo viso piccolo, leggermente truccato, i tuoi capelli scuri corti e mossi sono più belli dal vero che nelle foto. Indossi un abito corto con grandi fiori che lascia scoperte le tue spalle e una grande cintura di pelle ad evidenziare la tua vita sottile. Mi avvicino a te, sento il cuore accelerare il battito, "Maddalena?" Chiedo io, con la voce che tradisce la paura. Non ho paura di sbagliare persona, ma che io sia la persona sbagliata per te, che il mio viso dolce, fresco di barba con gli occhiali Blu scuro non sia il volto che tu cerchi. Sollevi gli occhiali e vedo i tuoi occhi castani guardarmi. Mi osservi e mi scruti. Dopo attimi infiniti finalmente rispondi
"Ciao, siediti ti stavo aspettando". La tua voce sensuale e con quella deliziosa cadenza romana calma immediatamente il mio animo agitato.
Ti offro accanto al caffè dei dolci "Mi vuoi tentare?" mi dici ...
... ridendo con la voce e con gli occhi. "No affatto" rispondo io serio. Ed è vero non voglio tentarti, voglio osservare le tua mano affusolate prendere i dolci accarezzarli sensualmente e portarli alla tue labbra rosse e piccole. Ti osservo mentre mi parli e immagino le tue mani prendere altro e sento il mio sesso crescere alla semplice idea di te con me. Ti accorgi cosa guardo e forse immagini cosa sto pensando; cosi maliziosamente muovi ancora le tue mani con più sensualità.
Dopo aver mangiato i dolci, decidiamo di uscire. Per una volta non faccio il cavaliere e aspetto che tu ti alzi per prima. Con naturalezza scavalli le gambe e ti alzi. Ti seguo fuori dal bar; mentre passeggiamo lungo il marciapiede quasi deserto mi dici "Beh. Ti sono piaciute le mie mutandine?" Divento rosso. E' vero ho aspettato che ti alzassi per ammirare le tue gambe affusolate e non ho potuto non vedere il nero del pizzo che indossi sotto il vestito. Mi limito a dire un "si, molto" impacciato a testa bassa. Mi prendi il viso con una mano e dolcemente mi sussurri "I gentiluomini non fanno certe cose, ma ti perdono". Sorrido timidamente. Poi mi porti in un parco, deserto a quell'ora di mattina. Camminando tra i viali alberati parliamo e ci sediamo su una panchina appartata. Da li si vede un pezzo della Roma eterna (il cupolone, l'altare della patria) e sento crescere in me il desiderio di averti.
Mi faccio coraggio e ti metto una mano sulla spalla nuda, dolcemente la accarezzo e la massaggio. Ti ...