Rosso
Data: 02/05/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Paoletta80
Sei stato tu a chiedermi di passare, prima di andare alla mia cena, sono giorni che non riusciamo a vederci. Come al solito, non ho saputo dirti di no e come al solito, mi fai attendere. È da un po' che sono seduta nell'ingresso quando esci, accompagnando un tizio sorridente alla porta. Hai l'aria stanca. È tardi. La parola riposo ti è sconosciuta, questo l'ho sempre sospettato. Mi fai cenno di entrare nel tuo studio, ti seguo: "Era buono o cattivo?" Sistemi dei documenti sulla scrivania: "Quando vengono da me diventano tutti buoni, dovresti saperlo". Già. Sei il più bravo, il migliore. Un incantatore. Talmente astuto, da insegnarmi anche ogni possibile scusa, come attenuante della mia presenza quì. Finalmente mi guardi: "Perdona se ti ho fatto aspettare", poi mi osservi, inarchi un sopracciglio, il celeste algido dei tuoi occhi fisso sulle mie labbra: "E questo rossetto? Non l'ho mai visto". "L'ho comprato oggi. Non ti piace?" "Non li porti mai, rosso poi..." Cammino per la stanza: "La commessa mi ha detto che è resistente a tutto. Ho voluto provare". "E tu l'hai messo per la cena di stasera, non è certo per me quindi..." "Tu non mi porti mai a cena". Mi geli con lo sguardo: "Se ti invitassi, ci verresti?" Ti faccio uno di quei sorrisi beffardi che odi, quelli che dicono tutto e nulla. Non ti rispondo. Torni a sistemare fogli e cartelle. Sei anche teso, preoccupato, non può essere solo per me. Mi sporgo dalla finestra aperta. Mi diverte guardare il mondo da qui. L'ultimo ...
... piano del palazzo più alto della città. Tutto sembra così piccolo, così insignificante. Penso che sia uno dei motivi per cui l'hai scelto, ti fa sentire un Titano, aumenta il tuo prestigio, come se ne avessi bisogno. Mi siedo sulla poltroncina accanto la vetrata, guardo l'unico quadro del tuo studio, la Madonna di Munch, nascosta tra i libri sulle pareti. Aspetto che termini di mettere in ordine, nel tuo modo maniacale di farlo. "Hai finito per oggi, spero". "Ho un problema da risolvere, mi fermo ancora un po'...". Ecco il tuo reale grattacapo, non poteva che trattarsi di lavoro. "Tanto non posso averti..." aggiungi. Mi stuzzichi con le parole, con quel sorriso pungente che è parte di te. Vieni da me. In piedi, mi accarezzi la nuca e ti perdi con lo sguardo fuori, nella tua mente. Ho gli occhi su di te. Sei perfetto. La tua intelligenza, la tua ironia, la tua sicurezza. Sei perfetto anche quando sei stanco, con le rughe dei pensieri che increspano la tua fronte. Sei perfetto con le labbra sottili serrate, ridotte ad un taglio, quasi invisibile sul volto. Sei perfetto nella tua camicia di lino sgualcita dalla lunga giornata, con la mano nella tasca e l'altra tra i miei capelli. Sei perfetto soprattutto in confronto a me, così imperfetta. Infilo le mani sotto la tua camicia, ti accarezzo la pelle, intreccio le dita nella tua peluria. So che ti piace, so che ti rilassa. È lo stesso per me. Tu. Che odi essere toccato, che fulmini chiunque provi solo a sfiorarti, che disprezzi quasi ...