1. In famiglia ci si aiuta - Capitolo 2


    Data: 29/12/2017, Categorie: Incesti Autore: Empire1, Fonte: EroticiRacconti

    Avevamo deciso che mio suocero non avrebbe saputo nulla di quanto stava accadendo (non ce n'era motivo) e io dissi a mia moglie che sarei stato io a decidere quando e come cominciare a scopare mia suocera. Per qualche giorno, presi dal lavoro e dagli altri molti impegni, accantonammo la questione. In realtà io stavo aspettando l'occasione giusta e anche creando una certa aspettativa. Un paio di volte mi era capitato in quei giorni di rispondere al telefono e di sentire la voce di mia suocera che cercava mia moglie. Era sempre stata gentile con me al telefono, ma ora lo era diventata ancora di più: mi chiedeva se avessi bisogno di qualcosa, di non avere scrupoli a chiedere, che lei era sempre disponibile e così via. Il sottinteso era evidente: in realtà mi stava chiedendo di scoparla! Volevo però che fosse chiaro che ero io a dettare le regole. Per mia moglie non c'erano problemi ("Fai tu come meglio credi e ti piace" mi disse), ma volevo essere sicuro che mia suocera capisse che ero io che conducevo il gioco. L'occasione per incominciare a fare sul serio venne il mercoledì successivo, giorno in cui mia moglie lavorava fino a tardi e mia suocera portava i miei figli a casa da scuola, aspettando che io tornassi dal lavoro. Quando entrai in casa la salutai con naturalezza, salutai i miei figli e mi feci raccontare la loro giornata a scuola. Dopodiché chiesi a mia suocera dove avesse lasciato la sua auto. “Sotto in garage”, mi rispose. “Bene, allora mentre vai via ti accompagno, ...
    ... 'che devo darti una cosa”. Sottolineai bene l'ultima frase e vidi lei che mi rispose con un filo di voce. “Va bene”. Aveva capito che stava per succedere qualcosa, ma io, per aumentare ancora di più la tensione, rimasi ancora un po' a chiacchierare del più e del meno con i miei figli. “Andiamo”, dissi a un certo punto e la trovai sulla porta, con la giacca addosso, pronta per uscire. Entrammo nell'ascensore e scendemmo al piano dei garage. Nessuno dei due diceva nulla. Io mi trovavo dietro di lei, che mi dava le spalle. A un certo punto, con molta naturalezza le misi una mano sul culo e la tenni lì. Lei sussultò, ma non si girò, né disse nulla. Quando la porta dell'ascensore si aprì la spinsi delicatamente fuori con la mia mano sul suo culo. Le dissi: “Vieni, seguimi in cantina, per favore”. Lei annuì e aspettò che io aprissi la porta che conduceva alle cantine. La feci entrare nel corridoio che, dopo un paio di svolte, conduceva alla mia cantina. Aprii la porta, la feci entrare mia suocera e poi la richiusi dietro di me. A quel punto eravamo uno di fronte all'altra. “Togliti la giacca, per favore”. Dissi. Lei lo fece senza esitazione. Le afferrai una delle tettone che spuntavano da sotto il maglione. Lei lanciò un gemito strozzato. Cominciai a massaggiargliela, guardandola dritto negli occhi. “Mi ha detto Eleonora che in questo periodo sei un po' triste e tesa”. Lei annuì. “Non ti devi preoccupare, io sono qui per aiutarti, ma devi fare ciò che ti dico. Ti prometto che se lo ...
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