1. ICO “Tribute” - Al salvataggio!


    Data: 28/08/2017, Categorie: Sentimentali Autore: Alba6990, Fonte: EroticiRacconti

    Il cielo si era oscurato e dei grandi nuvoloni neri avevano ricoperto il sole. Tuoni e fulmini dominavano l’aria insieme a una pioggia torrenziale. Il rumore era assordante. Le onde dell’oceano colpite da grosse e pesanti gocce d’acqua, mentre i lampi e i tuoni rendevano l’atmosfera ancora più spettrale. Ico si svegliò dolorante. Aveva preso una bella botta. Ma era vivo! Ancora non se ne capacitava, ma quella caduta non l’aveva ucciso! Un miracolo era successo! Ma come poteva essere vivo? Non poteva esserlo. Tutti sanno che cadere da quell’altezza e colpire l’acqua equivale a cadere su una lastra di pietra. Eppure, l’unica acqua di cui era bagnato era quella della pioggia, che lo colpiva fastidiosa e dispettosa sul viso, mentre riapriva a fatica i suoi occhi a mandorla. Ancora sdraiato, tastò il terreno con una mano. Metallo. Ecco perché era così scomodo e dolorante. Era atterrato su una lastra di metallo. Ed era vivo. Ma come? Inzuppato e barcollante, si rimise in piedi a fatica. Non aveva ancora realizzato dove potesse trovarsi. Quasi perse l’equilibrio! Il pavimento si muoveva! O meglio, dondolava. Sembrava di essere su una barca. Ico si guardò attorno, strizzando gli occhi e aguzzando la vista per vedere attraverso la pioggia e l’oscurità. Solo adesso si rese conto del forte vento che tirava e del fatto che lui fosse zuppo. Un brivido di freddo gli percorse la schiena. Alla sua sinistra, a pochi centimetri dal suo piede, il baratro. L’oceano furioso sotto di lui. Era ...
    ... piuttosto in alto! Si coprì la fronte con una mano, per impedire alla pioggia di offuscargli la vista. Era su una gabbia di metallo, sospesa nel vuoto da una catena coperta di spine. Di fronte a lui, altre gabbie sospese che conducevano al castello. Ecco perché la sensazione di dondolio e perché non era morto. La gabbia era abbastanza vicina al ponte, ormai sparito, rientrato nel muro. Il ponte, la sua unica via d’uscita. Di salvezza. ...salvezza... Yorda! L’aveva presa! La Regina l’aveva rapita! Davanti a lui rivide lo sguardo spaventato della ragazza mentre lui cadeva. Ma la cosa che ancora di più lo faceva stare male era quando la sua mano aveva perso la presa. Quella stessa mano che per tutto il giorno aveva tenuto teneramente per il castello. Quella mano così delicata, femminile e graziosa. Quella mano che pareva essere il suo cuore, perché lo sentiva battere attraverso il candido palmo. La Regina gli aveva portato via il suo cuore. E adesso, Ico doveva andare a riprenderselo! Che casino! Ico non sapeva se essere più sorpreso per la sua forza d’animo che l’aveva condotto al di là di ogni ostacolo o del percorso osceno che aveva dovuto intraprendere per arrivare al punto di partenza! Aveva dovuto saltare da una gabbia all’altra, con il rischio di cadere nel vuoto e, questa volta, morire sul serio; aveva dovuto inzupparsi ancora di più per poter arrampicarsi su di un mulino sotterraneo collegato a un meccanismo costituito da gigantesche ruote dentate sulle quali aveva saltato ...
«123»