1. Io, bruno e alessandra - capitolo 1.


    Data: 02/01/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Honeymark

    Prima parte
    
    Ero tornato a casa da uno dei miei soliti viaggi da giornalista in teatri di guerra, era venerdì sera e chiamai l’ascensore per salire l’ultimo piano, un insieme di piccoli attici dove c’erano solo quattro appartamenti invece che sei come nei piani inferiori. Delle terrazze avevano arricchito il senso dello spazio per quei quattro proprietari che avevano pagato gli spazi scoperti come quelli coperti. Uno dei quali ero io.
    
    Era estate e già l’idea di salire lassù mi stava togliendo di dosso il sudore, la stanchezza del viaggio e gli orrori che avevo visto. Il tutto era documentato nella mia inseparabile macchina fotografica che tenevo nello zainetto insieme al portatile e al telefono satellitare. Attrezzi indispensabili per fare il mio lavoro. Potevo perdere il bagaglio al seguito, ma non il bagaglio a mano.
    
    La mattina dopo sarei andato dal direttore del giornale a dirgli come era andato il viaggio, ma già gli avevo mandato tutto pronto e impaginato per testi e foto. Come sempre, avevo fatto tutto in volo e la mattina dopo dovevo solo dare dignità ai numeri.
    
    Mentre si apriva la porta dell’ascensore, corsero per salire con me i due vicini di attico, una coppia più giovane di me di dieci anni. Per la cronaca, io sono sulla cinquantina.
    
    Ci conoscevamo da buoni vicini, ma nulla più.
    
    - Signor Torrisi, ci aspetti!
    
    Sorrisi a vederla correre verso di me e fermai le porte dell’ascensore. Era carina, giusta per suo marito. Una coppia ben assortita, che ...
    ... non avevo mai avuto tempo di conoscere e frequentare. E, dato il mio lavoro, che non avrei frequentato mai.
    
    - Tutto bene? – Mi chiese lei col fiatone.
    
    – E’ stato in viaggio di piacere?
    
    - No, - risposi, sorridendo, - Un viaggio di lavoro.
    
    - Beh, - commentò lui, - sarebbe piaciuto anche a me trovare un lavoro che mi facesse viaggiare molto… E invece siamo finiti entrambi in banca.
    
    - Un lavoro sicuro e sereno, - osservai.
    
    - Sì ma noioso.
    
    L’ascensore si fermò all’ultimo piano. Uscimmo e ci dirigemmo alle nostre rispettive abitazioni.
    
    - Ciao ragazzi, ci vediamo.
    
    - Ciao.
    
    - Senta, - disse lei. – Perché non viene a prendere il caffè da noi dopo?
    
    - No grazie, - risposi. – Sono stanco e…
    
    - Dai, - insisté lui. – E’ venerdì sera, domani possiamo dormire di più.
    
    - A che ora? – Chiesi. Mai stare soli quando si è tristi.
    
    - Quando vuole. Tra un’ora?
    
    - Va bene, - sorrisi ancora. – A dopo.
    
    Sì, due chiacchiere leggere potevano alleggerire lo stato d’animo.
    
    Alle 9 suonai alla loro porta con una bottiglia di porto in mano, per non andare con le mani vuote. E perché mi piace il porto, più di un ammazzacaffè.
    
    Aprì lui, che mi accompagnò in salotto. L’abitazione era più o meno come casa mia, ma speculare. Mi sedetti, lui prese la bottiglia e andò ad aprirla. Poi vennero entrambi in salotto. Il caffè era buono e il porto ancora meglio. Erano una coppia davvero simpatica e tutti due carini. Lei sul biondo, lui sul castano. Lei aveva un culetto niente ...
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