1. Nobody like you - parte ii


    Data: 30/06/2021, Categorie: Etero Autore: velvetMorgana

    ... raccolsi la gonna alla vita lasciando la pelle nuda.
    
    Non mi bastava. Sollevai le gambe, piazzando i piedi sul cruscotto. Le divaricai appena e puntai lo sguardo sulla strada.
    
    Un invito che la sua mano non lasciò cadere nel vuoto. Riprese il suo camminamento, lento e preciso.
    
    La prese larga, esplorando le cosce per poi puntare al triangolo di stoffa che copriva il pube.
    
    Lo scostò di lato, per accarezzare la mia intimità.
    
    Passò lento le sue dita lunghe sulle mia labbra interne già umide, senza entrare. Sfiorò il clitoride più volte strappandomi versi inarticolati. Continuò a parlare e mentre la mia eccitazione aumentava il suo accento si fece più stretto, la voce bassa e roca.
    
    Sentii la mia voglia crescere, volevo le sue dita dentro di me.
    
    Volevo che mi toccasse dentro, in fondo... volevo che quel delizioso tormento lasciasse il posto ad una contrazione incontrollata.
    
    Continuò a toccarmi, a sfiorarmi ma senza portarmi al piacere: un’agonia.
    
    Arrivammo in un paese che non conoscevo. Disse solo: «Scendi».
    
    Ubbidii, frastornata e molle di voglia. Pensai avremmo preso una stanza da qualche parte, ma mi sbagliavo. Si diresse verso una gelateria, ordinò una coppa di gelato e rimase in silenzio.
    
    Mi prese per un braccio, invitandomi a sedere accanto a lui.
    
    Disse solo :«sei bella, vestita cosí.»
    
    Il gelato arrivò subito. R. affondò il cucchiaino nelle creme e me lo porse. Declinai l’invito ma lui mi intimó di mangiare, spingendo a forza il ...
    ... cucchiaino fra le mie labbra.
    
    Ingoiai il boccone e ne arrivò prontamente un altro. La coppia seduta al tavolino di fronte ci osservò, ammiccando.
    
    Mi imboccò, cucchiaino per cucchiaino, fino all’ultimo residuo.
    
    A ogni passaggio, leccai il cucchiaio
    
    Fissando R. negli occhi e sentendo su di me lo sguardo dell’altro uomo.
    
    Potrebbe sembrare un gesto infantile, a uno sguardo distratto ma fu, invece, un momento prepotentemente erotico.
    
    Non distolsi mai lo sguardo dal suo.
    
    La bocca sporca di gelato divenne ben presto appiccicosa e zuccherina, gocce di gelato erano anche sul mento.
    
    R. Avvicinò il viso al mio, le sue labbra si aprirono sulle mie e la sua lingua - calda e tesa - mi pulì di ogni lordura.
    
    La coppia non distolse lo sguardo, neppure allora.
    
    Lo sentii, come una carezza, seguire la curva delle mie natiche ondeggianti sui tacchi, quando ce ne andammo.
    
    R. avanzò con incedere sicuro nell’oscurità; io avvertii unicamente la risacca del mare farsi più vicina.
    
    Arrivammo ad una spiaggia privata , i lettini bianchi luccicavano sotto la luna.
    
    «Stenditi...», obbedii.
    
    Sollevò la mia gonna e dopo mi costrinse ad inarcarmi per togliere l’intimo. Aprii le gambe, sfrontata, al suo sguardo. Volevo che mi guardasse, aperta. Volevo essere presa. Abbassó la testa, in ginocchio tra le mie gambe. Avvertii il disegno della sua bocca carnosa aderire alla mia fica e la sua lingua iniziare a percorrere le labbra, insinuandosi piano; fu sufficiente quel gesto per ...