Tre semplici regole 1
Data: 06/07/2021,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: alexwriters, Fonte: Annunci69
... divanetto.
Apparve un uomo segaligno, calvo, con un buffo paio di occhiali, alla Harry Potter per intenderci, che lo salutò calorosamente invitandolo a spogliarsi ma, con sua sorpresa, gli rispose che non eravamo lì per Lui ma per me.
Credo di aver fatto la miglior faccia da pesce lesso della storia, da Oscar. I mei maroni si rinsecchirono fino a ritirarsi dallo stupore.
Il commesso mi guardò, srotolò un metro e al comando – giovanotto, si spogli, non abbiamo tutto il giorno – mi indicò una pedana.
Scoppiai a ridergli in faccia.
Una mano ferma mi prese per la nuca e mi spinse, facendomici salire sopra.
Cazzo, portare rispetto!
Le sua labbra tirate non erano un buon segno ma non avvertivo ancora il pericolo.
Di malavoglia e con poca grazia mi tolsi il giaccone e lo buttai, letteralmente, sul divanetto.
Persino gli abiti in esposizione si indignarono per i mei modi da cafone.
Gli lanciai uno sguardo e lo vidi alzare una per una le prime quattro dita della mano destra, come se stesse contando.
Capiamoci, odio questi ambienti esclusivi, laccati, dove si respira snob e si pasteggia a privilegio.
La mia sbruffonaggine, anzi nonostante la mia sbruffonaggine ero preoccupato, odio spogliarmi davanti ad estranei. Sia chiaro ho un fisico da urlo, 1.80 m di statuaria bellezza.
Lavoro sodo, ho addominali scolpiti, gambe lunghe e nervose, polpacci torniti e cosce sode.
Il vero capolavoro è il mio culo.
Alto, sodo ma tenero, muscoli compatti ...
... ma chiappe soffici, morbide, cedevoli al tatto. Con una fossetta per lato.
Sono fiero del mio corpo ma non mi piace essere nudo, esposto, sarà perché da piccolo chiunque, soprattutto le zie, si permetteva di darmi pizzicotti ovunque – e intendo ovunque, che palle essere il piccolo di casa.
Voglio essere io a scegliere quando spogliarmi e davanti a chi.
Sbuffai dicendo che non c’era bisogno di prendersi tanto disturbo, non era necessario, in fin dei conti lo stile stoccafisso non mi si addiceva.
Gli occhi del sarto si spalancarono e la sua bocca assunse la forma di una perfetta O.
Cazzo una galleria per uccelli, fortunatamente mi limitai a pensarlo.
Gli occhi del mio accompagnatore si assottigliarono e anche il mignolo venne alzato.
Si scusò per me, avrei dovuto sentir odor di bruciato ma il mio naso era opportunamente fuori servizio – mai che scatti il mio sesto senso quando ne ho bisogno – e con voce dura mi ordinò di spogliarmi.
Nudo.
Subito.
Alzai di scatto gli occhi, lo sguardo rabbioso, e riposi sollevando le spalle, tutto il mio corpo gridava… ma anche no!
Un sibilo, forte e lungo, una sferzata, una parola – ORA – .
Mi spogliai.
Mi sono già dilungato abbastanza, sappiate che quando il becchino, ehm il sarto, mi pizzicò coi suoi spilli, imprecai; che quando si avvicino al mio uccello rattrappito con le sue dita avide e secche balzai indietro non fornendogli appoggio e facendolo cadere.
Soprattutto interruppi Lui.
E non per la ...