Racconto triste, nero come la notte
Data: 23/08/2021,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Hardcore,
Dominazione / BDSM
Autore: antonio_fusco, Fonte: xHamster
... con me stessa. Dopo aver strofinato le dita a lungo mi decisi a farle entrare e uscire velocemente per alcune volte, ma il mio livello di eccitazione era talmente alto che venni nel giro di un paio di minuti. Ciò che da me avevo ottenuto non mi bastò, così continuai ad infliggermi quel piacere che, se dapprincipio rappresentava un semplice ripiego, ora stava diventando l’unico piacere possibile. Ma dopo il quinto orgasmo tornai a pensare a Gianna. Andai ancora una volta alla finestra a guardare la pioggia. Di lei ancora nessuna traccia. Forse non sarebbe mai arrivata, ma io avrei continuato imperterrita ad aspettarla, desiderando ardentemente il suo corpo, sedando di tanto in tanto il dolore dell’attesa con il piacere della mia mano, sperando che prima o poi Gianna entrasse da quella porta.Eravamo amiche io e RebeccaSola e sconsolata sul mio vecchio divano, aspettavo che Rebecca telefonasse. Mi sentivo fortemente angosciata e il mio rendermi conto che l’ansia che provavo aveva sempre meno a che fare con l’amicizia aumentava ulteriormente l’angoscia. Aveva detto che avrebbe telefonato, ma il mio cellulare era ancora immobile e silenzioso sul tavolino vicino a me. Di tanto in tanto lo fissavo sperando che emettesse qualche suono, ma niente. Improvvisamente sentii suonare il campanello e la mia ossessione per il cellulare mi indusse in un primo momento a credere che fosse questo a squillare. Il campanello suonò una seconda volta, così rendendomene conto mi diressi a malincuore ...
... verso la porta, pensando fosse la solita vicina di casa scocciatrice. Aperta la porta mi trovai di fronte Rebecca col viso bagnato di lacrime. Allibita ma felice di vederla, la invitai ad entrare e ad accomodarsi sul divano. Non appena si sedette scoppiò in lacrime senza dire una parola. “Cosa succede”, chiesi timidamente dopo qualche minuto, appoggiandole una mano sulla spalla. Lei continuando a piangere fece cenno con la mano di non volerne parlare. La mia mano prese a carezzarle la spalla su cui poggiava, poi scese lungo il braccio coperto di calda lana. Rebecca singhiozzava, era come avesse qualcosa da dirmi ma non riuscisse in alcun modo a farlo. “Mi vuoi forse parlare di qualcosa?”, chiesi sottovoce. “Si”, rispose a stento dopo alcuni secondi. Ero convinta si trattasse dell’ennesimo sfogo in merito al suo lavoro, anche se mi sembrava evidente che stavolta fosse successo qualcosa di più pesante del solito. Lei invece disse qualcos’altro, una cosa che mi fece sentire decisamente bene. “Non so come dirtelo, ma è inutile che continui a tenermi dentro questa cosa, o la va o la spacca”, esordì, mentre io la fissavo in silenzio. “Io… ti amo”, disse con un filo di voce. Dopo un primo istante di stupore, durante il quale sentii una sorta di brivido lungo la schiena, non potei trattenere una risata di sfogo. La abbracciai continuando a ridere come una pazza mentre lei mi guardava come se effettivamente lo fossi. Infine asciugai le sue lacrime con una mano e le baciai delicatamente ...