1. Racconto triste, nero come la notte


    Data: 23/08/2021, Categorie: Sesso di Gruppo Hardcore, Dominazione / BDSM Autore: antonio_fusco, Fonte: xHamster

    ... sensazione del sogno mi accompagnasse durante la giornata. Fu così anche quel giorno. Sentivo addosso, quasi come una resina appiccicosa, la sensazione che Lucia mi stesse veramente aspettando in giardino. La prima cosa che feci alzandomi dolorosamente dal letto fu andare a verificare se si trattasse davvero di un sogno, ma in fondo solo per mantenere intatta ancora per un po’ quell’amara illusione. Vidi dunque il giardino. Era incolto e caotico rispetto a una volta, ma in compenso aveva acquisito un fascino selvaggio. I roseti intricati erano ricchi di rose rosse e le farfalle svolazzavano le une attorno alle altre, piroettando in una specie di danza primaverile. La vita che vedevo risvegliarsi in quel giardino era anche dentro di me, seppur ancora in forma embrionale. Mi distesi sull’erba alta, che mi accolse con i suoi lunghi denti verdi e mi ingoiò completamente. Chiusi gli occhi e cercai di immaginare cosa potesse fare Lucia in quella dannata prigione. Non ci riuscii, ma in compenso ricordai una cosa che mi turbò, esattamente come mi aveva turbato allora. Ero appena uscita dalla doccia insieme alle altre, perché purtroppo per noi ci lavavamo assieme. La privacy non era certo il piatto forte della prigione, ma se così non fosse stato probabilmente non sarebbe mai accaduto questo fatto. Mentre uscivo dalla doccia, avvolta nel mio asciugamano giallo, incontrai Lucia che, completamente nuda, si apprestava invece ad entrare insieme ad un altro gruppo di detenute. Nel vedermi ...
    ... abbassò lo sguardo al pavimento gelido, come fosse stata sorpresa a rubare. Lucia non aveva certo un corpo come quelli che a volte vedevamo alla tv nella nostra cella. No, certo che no, lei era molto più bella, più vera. Il suo seno era onestamente pendente, i fianchi molto larghi e le gambe pelose, ma non avrei potuto immaginarla diversamente. Quella era la suaverità, il suo unico inevitabile essere e a me piaceva così. Ritornai bruscamente al presente. La mia prima giornata nella vecchia casa di famiglia fu lunga e crudele. Verso sera iniziai a chiedermi se sarebbe sempre stato così. Arrivò il tramonto e dopo una cena noiosa e priva di gusto, pensai di fare ancora due passi, prima che il sole scomparisse del tutto all’orizzonte. Camminando arrivai ad un fossato, dal quale saltarono fuori due anatre che volarono via, facendomi spaventare a morte. Trassi un sospiro, abbassai lo sguardo e li vidi: ai miei piedi c’era una distesa di nontiscordardime. Mi inginocchiai e con le lacrime agli occhi ne strappai uno. Sentendo un fruscio nell’erba alle mie spalle, immaginai che lei fosse lì e mi dicesse “hai trovato i nostri fiori?”. Invece dietro di me, e non per effetto dell’immaginazione, udii la sua voce dire “che ci fai inginocchiata per terra?”. Mi voltai di s**tto e la vidi. Era lì sporca e infangata che mi guardava con un sorriso beffardo sulla faccia. Per qualche frazione di secondo non capii se si trattasse di un sogno o del mio cervello che dava i numeri, poi invece mi resi ...
«12...789...39»