1. Mal d'Africa ( Alla maniera di Tibet ) Finale


    Data: 28/08/2021, Categorie: pulp, Autore: Hermann Morr, Fonte: EroticiRacconti

    Buio. Subito dopo, o almeno a me era sembrato subito, odore stantio di pisciatoio, sassi e terra dura, voci. Avevo gli occhi chiusi, questo arrivavo a capirlo, ma prima di aprirli mi tastai . Ero ancora nudo ? No i vestiti erano al loro posto, sentivo le suole dei sandali sotto i piedi, incredibilmente anche il portafoglio era ancora nella tasca. I graffiti antichi sulla parete interna della caverna furono la prima cosa che vidi. Negri seduti vicino, intenti a fare qualcosa di religioso, non mi badavano, per loro ero solo un Muzungo collassato per terra, è normale, i Bazungo sono strani, fanno cose strane, inutile pensarci. Mi girai dall’altra parte, il panorama visto dall’imboccatura della grotta non era cambiato, c’erano turisti con le loro giacche a vento colorate, e tutto il pattume che i turisti normalmente lasciano per terra. Mentre mi alzavo mi si avvicinò un tipo, una guida, mezzo in inglese e mezzo in afrikaans mi disse che il suo gruppo stava per partire e che era meglio andassi con loro, non è il caso di girare da soli, nel mezzo pomeriggio il sole ci mette poco a calare. Accettai il consiglio, assieme a quella comitiva iniziai la salita per il loro percorso. E’ un sentiero che sale verso il picco sopra la caverna, a un certo punto diventa tortuoso, destra, sinistra, su, giù, e senza la protezione della Djinn, il sole, il vento e le pietre si facevano sentire tutti. Per fortuna non era lungo, una ventina di minuti, tempo di superare il picco e scendere dall’altra ...
    ... parte, fino alla strada del Tafelberg, che attraversa il margine settentrionale del monte sovrastando il Bowl, cioè il centro vero e proprio della città. La Tafelberg Road scende dall’altra parte, rispetto alla mia andata, è più lunga, ma asfaltata e senza pendio. Si va veloci, tranquilli, le rocce a sinistra sono secche, pochissimi alberi su questo versante sferzato dai venti. A destra, il cielo e il mare si congiungono all’orizzonte. La comitiva cui mi ero accodato mi teneva in disparte, mi hanno trovato steso per terra, potevo essere un tossico, un pazzo, non si fidavano e gli do ragione. Comunque non avrei avuto voglia di parlare, le cose che mi erano successe mi separavano da loro e da quella allegria spensierata, ancora più della differenza di età. C’è un momento in cui compaiono automobili parcheggiate ai lati della strada, poi il guard-rail diventa una staccionata vera e propria e c’è anche la passerella in assicelle di legno per i pedoni, e appoggiato al pendio del monte sta il terminale della funivia, completo di bar, cartoleria, carrettino dei gelati, tutto. Salutai i miei accompagnatori, che proseguivano per il parcheggio più giù, e al bar della funivia feci chiamare un taxi. Nell’attesa avrei potuto prendermi una Devil’s Peak IPA, ma col magone che mi era rimasto addosso, sentivo che se avessi cominciato ad assumere qualunque sostanza capace di stordire, non sarei più stato capace di fermarmi. Il trucco in queste situazioni sta nel non cominciare proprio, così mi ...
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