Io, una stronza lesbica innamorata
Data: 10/01/2018,
Categorie:
Lesbo
Autore: Mirosa, Fonte: Annunci69
... erano occorse parole e avevano fatto in modo che apparisse come un fatto occasionale che non avrebbe avuto seguito, Giorgio si era sdraiato in terra, l’aveva tirato fuori dall’apertura dei boxer, lei senza togliersi l’indumento di spugna gli era andata sopra, aveva fatto scivolare il cazzo nel solco guida delle natiche e la cappella era stata fagocitata dentro la guaina ormai fradicia, pronta ad accoglierlo. Cleta per non guardarlo in viso si era abbassata appoggiando la guancia contro la sua e l’aveva scopato, mentre con l’approssimarsi degli orgasmi, che poi erano deflagrati contemporaneamente, Giorgio le aveva ghermito le natiche, dandole dei frenetici, violenti contraccolpi. Cleta mi aveva confessato che mai aveva goduto così intensamente e così a lungo e che era stata lei a disincagliarsi per andare in bagno e che dopo averlo lasciato libero per lui, era tornata in cucina per finire di smaltarsi le unghie. Avevano creato un tabù, se succedeva, poi non ne parlavano, lui ricorreva alla madre solo in casi estremi, specialmente dopo che si era messo con una merdaccia come so essere io.
Solo una volta lei scherzosamente gli aveva detto:”Mi sembra di essere la tua bambola gonfiabile.» Lui le aveva risposto:”Ma almeno godi?” E lei:”Ê difficile per me avere un orgasmo nella manciata di secondi che impieghi per avere il tuo, però preferisco così.”
Giorgio inevitabilmente aveva capito che fra noi due non avrebbe mai funzionato, in più il suo orgoglio virile era in crisi ...
... perché con sua madre aveva l’eiaculazione precoce, e non riusciva a far godere me, poiché le rare volte in cui mi concedevo, mi estraniavo totalmente; immagino che fu per questi motivi che accettò un ben retribuito lavoro in Quatar, pregandomi di restare nella loro casa e di badare a sua madre. Avevo così raggiunto lo scopo che mi ero prefissata, ero certa che avrei reso Cleta sessualmente dipendente da me, non avevo però preso in considerazione la variante che avrei finito per innamorarmi di lei.
Io ero la tipica maschietta, corpo snello e tosto, seni poco prominenti, espressione volitiva sul viso piacente con un’ombra di perfidia, acquisita nel periodo della pubertà che avevo trascorso nell’angiporto della mia città, immersa negli intrichi del centro storico, il più vasto d’Europa. Cleta era l’ideale per l’interpretazione che davo io alla bellezza femminile: mi attiravano gli zigomi alti e marcati, la fronte spaziosa, gli occhi chiari in contrasto ai capelli neri, striati di bianco, i seni pesanti e le natiche tornite sulle gambe snelle e qualche chilo in più che lei detestava e che io amavo, in più mi eccitava l’acre odore del suo sudore e poi quello altrettanto acuto dei suoi fluidi vaginali, che avrei scoperto in seguito.
L’avevo accompagnata a far visita a una sua amica d’infanzia, degente in una struttura psichiatrica in preda a delirium tremens per reiterato abuso di alcolici e appena tornate a casa nostra, Cleta mi aveva chiesto di dormire assieme a lei, di non ...