1. Io, una stronza lesbica innamorata


    Data: 10/01/2018, Categorie: Lesbo Autore: Mirosa, Fonte: Annunci69

    ... lasciarla sola a rimuginare i pensieri molesti che l’assillavano. Benché ci fossimo coricate tardi, non riuscivamo a prendere sonno, lei in preda all’angoscia ed io eccitata dagli stordenti inviti che il suo corpo m’inviava. Fu lei che iniziò a raccontarmi di come nella pubertà, con quella stessa amica, si erano spesso baciate, con la scusa di non sembrare inesperte, quando sarebbe loro capitato di farlo con i maschi; mi confessò di come quei baci le eccitassero e che finivano per masturbarsi, una di fronte all’altra, pur avendo la forte tentazione di darsi reciprocamente il piacere. Cleta cominciò a singhiozzare ed io le presi il capo e l’accostai al mio seno, intanto che le posavo la mano sulla pancia, stando ben attenta a non tenerla troppo vicina ai seni e tantomeno alla vagina, dandole nel contempo dei baci sulla fronte e non so perché mi venne in mente di dirle:«Vuoi tornare bambina e addormentarti succhiandomi il seno?» No le diedi il tempo di rispondere, mi denudai la mammella, lei subito serrò le labbra attorno al capezzolo e immediatamente io avvertii le contrazioni dei miei muscoli vaginali e l’umido degli umori che la fica mi faceva colare fra le cosce, allora le appoggiai il polpastrello sull’ombelico coperto dal pigiama e cominciai con lo stesso dito a disegnare cerchi concentrici aumentando a ogni giro l’ampiezza della circonferenza, fu propio lei a tirarsi la maglietta sopra i seni che non trattenuti si abbassarono, appoggiandosi tiepidi e morbidi sulla mia ...
    ... mano. Le chiesi:«Vuoi provare a farlo con me?» Mi rispose:«Tu lo vuoi?» E io:«Dalla prima volta che ti ho visto, amor mio.» Le nostre bocche s’incollarono mentre le lingue impazzite duellavano voraci producendo saliva in abbondanza che ingoiavamo eccitate.
    
    La mia mano arrivò all’elastico dei suoi calzoncini del pigiama, Cleta, tremando per l’eccitazione puntellò i talloni e sollevò le natiche per darmi modo di farglieli scivolare oltre le ginocchia, poi provvide lei stessa a toglierli del tutto, scalciando e subito dopo si sfilò la maglietta. Accesi la luce poiché bramavo di vedere la mia donna, nuda. «Spegni Alda, amore, mi vergogno, sono vecchia e grassa…» Ammiravo estasiata il suo corpo privo di smagliature:«Sei una dea, divenuta umana per me!» Le dissi con un filo di voce affondando il viso nella sua ascella non depilata, per aspirarne il pungente odore e gustarne il sapore. Gemette intanto che il mio dito le accarezzava delicatamente l’ano grinzoso, per poi sfiorare il perineo e raggiungere le piccole labbra rosse che spiccavano fra i peli neri, non troppo folti. Iniziai così a praticarle un lungo, esperto, struggente e magico ditalino, con amoroso impegno. Cleta e mi supplicava di smettere per paura di cadere in deliquio a causa degli intensi orgasmi che si susseguivano a brevi intervalli come onde che s’infrangono sulle scogliere:«Se muori anima mia, morirò insieme a te e mi riterrò la donna più fortunata del mondo, per avere ricevuto il dono del tuo corpo.» Cleta ...