Afflati in ufficio (prima parte)
Data: 12/01/2018,
Categorie:
Etero
Autore: maxita
La sera prima ero passato da lei per portarle arance e conforto. Lei fa la segretaria nell'ufficio dove lavoro per questo progetto, per il mio lavoro rimango qualche mese in una sede e poi cambio, pur restando quasi sempre a Milano. E’ bionda tra i 35 e i 40, situazione civile non nota, ma probabilmente non è sposata. C’è molta chimica tra noi anche se le interazioni sono fulminee, lei si limita a guardare in un certo modo, e a tenere il mio sguardo quando ricambio quel modo lì. Ma poi non si lascia prendere dal gioco del corteggiamento, come se ci fosse una soglia che non vuole superare. In fondo la conosco poco, potrebbe avere buone ragioni per non volere, potrebbe avere un legame, un fidanzato o un marito a cui ha deciso di rimanere fedele, o potrebbe essere concentrata sulle sue cose e non volere problemi con gli altri, preferendo starsene nel suo guscio.
Ma il suo corpo e i suoi occhi parlano per lei in quegli attimi prima che si alzino le difese. E sono in grado di accendere non so quale punto del cervello per cui mi trovo in preda ad un’attrazione di testa e di pancia. Improvvisa, intensa e vorace. In quel momento prendiamo due strade diverse, lei, anche un po’ civettando, gattamorta, sente immediatamente l’onda di ormoni che non posso trattenere e che la investe. Sente di avere raggiunto l’obiettivo e fa un passo indietro. Io la vorrei prendere e portare in sala riunioni, metterla seduta sul bordo del tavolo, avvicinarmi e infilarle la lingua in bocca mentre con ...
... la mano favorisco lo schiudersi delle cosce, risalgo dolcemente e scosto l'elastico delle mutandine per sentire le sue piccole escrescenze carnose, percorrendo grandi e piccole labbra, lubrificando il tutto con i succhi che lei produce e che la mia mano raccoglie. Questo pensiero le arriva perfettamente, quella scena in qualche modo la vive anche lei, i suoi ormoni rispondono e l’atto che non si compie nella realtà è invece quanto mai vero nelle nostre menti.
La posso sentire rispondere alla mia mano, sistemarsi sul tavolo spingendo il pube verso di me, ruotando un po’ il bacino per favorire l’ingresso delle dita, e con la fronte appoggiata alla mia spalla e i capelli a inebriarmi i sensi, tenermi la nuca con una mano e accennare un ritmico stringersi più forte, come per darmi il tempo su come più le piace che vada avanti e indietro nella sua fica. Il tutto appunto nei pochi secondi di uno sguardo, prima che intervenga il censore interno che le dice che no, lasciare un piccolo lago di miele sul tavolo della sala riunioni non va bene.
Questo il menage che durava da qualche settimana, eccitante e frustrante al tempo stesso, e che non mi bastava più. Il desiderio si era auto-alimentato era cresciuto e adesso reclamava attenzione. Stavo pensando a come cambiare le cose quando mi viene in aiuto il caso. Un martedì mattina la incontro in bagno. Appena entrati c’è un antibagno con i lavandini, lei è li davanti allo specchio che si sistema trucco e capelli. Io devo pisciare, “oh ...