1. Capelli biondi


    Data: 23/01/2020, Categorie: Tradimenti Tue Racconti Autore: Eliseo91, Fonte: RaccontiErotici-Club

    Lei aveva lunghi capelli biondi e il mare tra le dita, quella sera che le chiesi di fermarsi dietro al bar. Amava il mio profumo tra i capelli e il collo e mi toccava, io amavo le sue mani che esploravano di me, avvicinando gli occhi ai miei potevo scrutare fino in fondo all'anima. Mischiava tenerezza e ingenuità con un pizzico di sale, una passione spicciola da consumarsi in un motel. Aveva le mani così piccole che riuscivo a trattenerne due in una, la scaldavo appoggiata al muro come fossi una coperta, avvolgendola sul mio petto per sentirla un po' più mia.
    Ci conoscevamo già da un po' eppure ogni volta era come fosse la prima volta, partivamo con accenni di romantica passione per finire un po' più giù. Io le toccavo i seno, lei non voleva lo facessi, spostava il viso di lato respingendomi, ma solo un po', poi accompagnava le mie mani calme di sudore e silenziose, le nascondeva tra le pieghe del maglione addosso a lei. Voleva le stringessi i capezzoli prima piano e poi deciso, lei stringeva le mie mani e si stringeva addosso a me. Chiudeva gli occhi per non guardare poi li riapriva con le lacrime, mi stampava in bocca un bacio e sorrideva d'allegria. La nostra età faceva da contorno a questa vita, i vent'anni nell'attesa di un'amore vissuto nei nascondigli al silenzio, spesso è volentieri appoggiati al muro di un vicolo, nascosto agli occhi della gente. Ci abbracciavamo per minuti intensi e immensi, e questi minuti diventavano le nostre ore. Le sue guance rosse e i suoi ...
    ... capelli prendevano sostanza davanti a me, mi abbracciava come fosse l'ultimo momento prima di andar via. Ci stringevamo senza accorgerci che già stavamo facendo l'amore, incuranti della notte, del freddo, della polizia. Il respiro un po' affannoso si confondeva col silenzio, coi rumori delle automobili, il ronzio di qualche bar. Le nostre mani si cercavano e si trovavano da sole, le dita già facevano l'amore, schiude do un mazzo di rose immaginario carico di passione e nostalgia. Non potevo che commuovermi guardandola negli occhi, sentivo le sue labbra palpitare, il tremolio delle sue palpebre nel burrascoso affanno di raccogliere tutto di me, quella necessità fisica di non perdermi, di non perdere contatto col mio corpo. Sapevamo di essere nel torto, sapevamo quel vicolo rappresentasse la rottura di un maledetto vincolo che avevamo firmato con la vita, con altri occhi, con altre mani, con altre pareti a guardarci, proteggerci e soffocarci. Sapevamo di appartenere ad altri e non solo a noi, eppure il bisogno di stare l'uno dentro l'altra era più forte di ogni sentimento di vergogna e smarrimento, il senso di colpa non poteva farsi breccia tra le nostre braccia. E in quel vicolo nascosto ci amavamo, ci amavamo di freddo e polvere, rischiando l'incriminazione per atti osceni e qualche linea di febbre. Con gli occhi ci eravamo mangiati e spogliati milioni di volte, con gli occhi le avevo già sfiorato i seni e gli angoli nascosti e più intimi miliardi di volte. Lei mi guardava ...
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