1. Lo psicopatico - capitolo 3


    Data: 16/01/2018, Categorie: Etero Autore: Koss99

    ... ora stava meglio che sulle punte dei piedi. Neanche il tempo di rilassare la schiena che lui, implacabile, l’aveva fatta piegare a 90 gradi e l’aveva sculacciata. Ora la schiava cercava di sfuggire, il suo corpo guizzava come poteva per cercare di evitare le pacche sulle natiche di burro, ma per lui era facile trattenerla, bastava tirare la corda ed era di nuovo alla sua portata. La puniva severamente, schiaffi o sculacciate, strizzate al seno o ai capezzoli o alla fica. Bollente. Avrebbe fatto di tutto per godere ed avrebbe fatto di tutto per lui. Però ancora non capiva che prima veniva lui e poi lei. Glielo avrebbe insegnato. Poi l’aveva imbracata e l’aveva frustata. Utilizzava un frustino corto e flessibile con cui aveva raggiunto tutti i punti sensibili della sua schiava. Lui non si spostava, faceva ruotare l’intelaiatura e portava la parte del corpo della schiava che voleva colpire dove gli veniva più comodo. Voleva le chiappe, un piccolo spostamento ed eccole a sua disposizione, un’altra piccola rotazione e la poteva colpire sulla vulva aperta o tra le cosce, la faceva tornare indietro ed il seno di Marina, o la schiena della schiava, era a sua disposizione.
    
    Non c’era una ragione precisa per quella punizione, anzi ultimamente Marina era stata brava, si era comportata davvero bene, ma a volte Marco la puniva per il suo semplice piacere. Non era violento, ma le piaceva farle sentire che lui poteva fare di lei quello che voleva. All’inizio l’aveva punita per ...
    ... domarla, poi quando sbagliava, ormai ciò accadeva raramente, ma lui ogni tanto la puniva lo stesso, per il suo piacere. Marina non era contenta di quelle punizioni, ma sapeva che lui poteva usarla come voleva, questo le era stato inculcato in mente quattro mesi prima, quando era diventata sua, e ormai non lo metteva più minimamente in discussione, quindi se le prendeva, digrignando i denti, gemendo ed emettendo urletti che davano gioia al suo Padrone.
    
    La sua pelle era delicatissima e si arrossava facilmente, ma lui raramente le lasciava dei segni. Era uno dei limiti che lei aveva posto. Lui, quei limiti, li aveva accettati senza discuterli, come detto non era violento e detestava quelle pratiche schifose che erano gli altri limiti posti da Marina. Ma la sua schiava non immaginava neanche lontanamente, quando aveva posto quei limiti, quanto altro le sarebbe stato richiesto. Molte cose le aveva già scoperte in quei mesi e bisogna dire che anche nei momenti più difficili era riuscita a esaudire i suoi desideri. Però c’erano molte altre prove da superare.
    
    In quel momento Marco, alloggiato, in piedi, tra le sue cosce, la stava fottendo e lei finalmente gemeva, non di dolore, ma di piacere. Si agitava e si muoveva freneticamente, nonostante fosse sospesa in aria, come un’indemoniata. Godeva e veniva, ma non si stancava mai. Lo voleva, dentro di lei. Il suo corpo vibrava impaziente di accoglierlo, lo voleva fino in fondo. Lui affondava dentro di lei, la baciava e la mordeva, ...