Amici Fedeli
Data: 20/01/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Sensazioni
Autore: Andecar, Fonte: RaccontiMilu
... un laconico “Ti aspetto, sbrigati”.Inutile dire che partii subito, non sapevo cosa sarebbe successo, con le donne poi non si può mai sapere, a volte fanno le monelle quando sono protette da situazioni che non permettono sviluppi pericolosi, per poi fare marcia indietro quando le possibilità si fanno concrete, certo la parola sbrigati era strana.Io poi sono fatto in una maniera particolare, mi piace l’attesa, dall’alto dei miei 40 anni ho imparato che molto spesso i desideri o i sogni sono meglio del loro reale sviluppo, e ho imparato anche a rallentare, per godere maggiormente.Insomma stavo impazzendo.La mezz’ora di strada produceva in me immagini e pensieri di tutti i tipi, quando posteggiai fuori da casa di lei me l’ero scopata già cento volte, cento volte l’avevo fatta venire sulla mia bocca, e cento volte mi ero fatto leccare ogni angolo del corpo. Eppure anche se in pieno delirio, speravo di riuscire a controllare la situazione, l’ultima cosa che volevo era saltarle addosso e scoparmela in quello stato di semi ipnosi che a volte l’eccitazione provoca..Suonai, e lei venne ad aprire, ascoltavo i suoi passi nel corridoio, magari era nuda (speravo di no). Aprì la porta lentamente, era appena uscita dalla doccia, aveva una maglietta abbondante e lunga fino alle ginocchia, sotto si intuivano gli slip, i piedini erano nudi. Era questo il momento clou, dovevo impedirmi di saltarle addosso, sorrisi, “Mi offri un caffè?”.Mi fece entrare, faceva la spigliata ma si capiva che ...
... era tesa, in fondo stavamo per chiuderci soli in casa, e soltanto ieri ci stavamo mostravamo a vicenda le nostre parti segrete. Ero combattuto, da un lato avrei voluto strapparle i vestiti di dosso e sentirla godere il più velocemente possibile, dall’altro mi eccitava quel suo leggero imbarazzo.Entrammo in cucina, io seduto al tavolo, lei di spalle a preparare il caffè, potevo alzarmi, andarle accanto, accarezzarla, alzarle lentamente la magliettona. Invece no, la guardavo in silenzio. Si girò sorridendo ”Cosa ridi?” mi chiese, sembrava un po la situazione a mare, ”Togliti la maglietta”.Un gesto solo, veloce, non saprei neanche dire esattamente quale, ma la maglietta era ai suoi piedi. Niente reggiseno, mutandine bianche di cotone, quelle che piacciono a me, da brava bambina. “Adesso finisci il caffè”. Le chiappette si muovevano al ritmo delle braccia che riempivano la caffettiera, non ne potei più, mi alzai, le presi la mano e delicatamente la condussi verso il salone dove sapevo esserci un divano, già più volte protagonista dei miei sogni. “Sdraiati piccolina, che sei un sogno”. Probabilmente lei immaginava che le avrei subito tolto le mutandine, invece comincia ad accarezzarla lentamente, il collo, il seno, la pancina, quando ormai sembrava che fossi arrivato al centro del mondo, comincia a scendere per le gambe, le cosce i polpacci, i piedini. Deliziosi, ne presi uno in mano, lo portai alla bocca e lentamente comincia a soffiarci sopra, dando leggeri colpi di lingua. Mi ...