1. L'impalatura


    Data: 20/01/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: cagnettabianca, Fonte: Annunci69

    ... dei muscoli non riuscivo ad abbandonarmi e ancora rigida lo accoglievo emettendo dei suoni gutturali infernali. Mi sembrava di morire e d’istinto allargavo le dita delle mie estremità richiudendo poi quelle delle mani, formando pugni stretti per poi riaprirli.
    
    Il buco del culo e le pareti anali si laceravano al passaggio di quel cazzo meccanico che si faceva strada senza chiederne il permesso, fino ad arrivare prepotentemente tutto dentro le mie viscere. Il percorso da lui segnato bruciava come se una polvere di peperoncino veniva seminata al suo passaggio .
    
    Emettevo lunghi ed estenuanti mugolii mentre quel palo affondava nelle mie budella senza ritegno, volevo urlare ma non potevo.
    
    Mentalmente mi ritrovavo tra e le mani di un boia del Medioevo. Stringevo tra i denti la pallina di gomma che ormai galleggiava tra le mie bave scivolose, che cadevano a terra sbavando dalle mie labbra.
    
    Il duro cazzo entrava e usciva ritmicamente dalla mia carne come il rintocco preciso dell’orologio a pendolo che segna il tempo o il battito del cuore che prende la rincorsa quando si trova sottosforzo.
    
    L’intestino mi esplodeva dentro, sbruffavo, mordevo la pallina e mi aprivo a quella mazza rigida che mi violava rabbiosa con estenuante decisione affondandosi nell’interno delle mie chiappe.
    
    Non finiva mai, affondava la sua punta come per conquistarne sempre più il campo e sembrava volerne uscirne prepotentemente dalla bocca.
    
    Mi sentivo sbudellare, mugugnavo ancora per il ...
    ... dolore, mi sembrava di impazzire.
    
    Sicuramente il mio carnefice gustava le scena della sua preda ed era felice di guardare quella monta meccanica che come una bestia affamata mi sottometteva e mi faceva perdere ogni forza.
    
    Ero come posseduta, presa , strappata mentre un fuoco mi dilaniava dentro le viscere e coinvolgeva anche l’anima con quei colpi bestiali che mi facevano sentire “peccatrice” smarrita.
    
    Volevo fuggire, gridare, annullarmi, ma inconsciamente mi piaceva. Gradivo quel trattamento e anche se non volevo ammetterlo ne godevo.
    
    Le sue mani ancora sul mio corpo stringevano i fianchi, accarezzavano le spalle fino a raggiungere le tette che ad ogni colpo di cazzo facevano dondolare i pesi legati ai capezzoli con dei morsetti di ferro.
    
    Ero stremata, stanca, umiliata quando mi abbandonavo totalmente alla gogna perdendo per qualche minuto i sensi.
    
    Mi ritrovavo poco dopo in silenzio tra le sue mani sapienti, che mi carezzavano e mi liberavano da quella posizione allontanandomi anche da quella macchina infernale.
    
    Le sue mani ispezionavano il mio corpo, mi ridavano la luce e liberavano finalmente la mia bocca. Scioglieva le mie tette violacee massaggiandone i capezzoli, che ormai avevano perso la sensibilità. Avevo superato la prova, la punizione era stata eseguita. Ora sorridevo ai suoi occhi, ero felice accorgendomi che, nonostante la dura prova, la mia perversione aveva dato i suoi frutti.
    
    Il Padrone ispezionandomi la fica mi fece assaggiare gli umori del ...