Sul divano con papà
Data: 30/08/2017,
Categorie:
Incesti
Autore: beast, Fonte: EroticiRacconti
Arrivai a casa che erano quasi le sette di sera, ero un po' giù, senza nemmeno sapere bene il perché, molto probabilmente si trattava solo uno di quei momenti di incertezza che affliggono così di frequente noi adolescenti. Lasciai come al solito le scarpe in ingresso e mi diressi scalza verso il soggiorno, da cui provenivano delle voci indistinte e una luce azzurrognola, qualcuno stava guardando la televisione. Probabilmente era papà, la mamma era dalla nonna e si sarebbe fermata da lei a cena e magari anche a dormire per farle compagnia. La nonna era rimasta vedova da poco e la mamma faceva di tutto per farla sentire meno sola. Papà era comodamente seduto sul divano con le gambe sul tavolino e si guardava in santa pace il telegiornale di Rai tre. La camicia di flanella a quadrettoni slacciata fino a metà lasciava vedere la canottiera bianca e i folti peli del petto che cominciavano a diventare grigi. Mi accostai, salendo con un ginocchio sul divano e gli diedi un bacio affettuoso sulla ruvida guancia, lui lo accolse distrattamente, intento com'era a sentire le ultime notizie e mi rispose con il suo "Ciao tesoro" di rito. Lo guardai un po' indispettita, ma come? io avevo bisogno di essere coccolata e lui non mi considerava per niente... Decisi di insistere, gli chiesi se potevo mettermi lì vicino a lui e senza nemmeno aspettare la sua risposta distratta, mi accoccolai sul divano, sdraiata anzi, un po' raggomitolata, la testa appoggiata su una delle sue cosce e mi misi ...
... anche io a seguire il tiggì. Papà mi mise una mano su una spalla e cominciò a farmi delle tenere carezze. Ero proprio un po' giù e stare li rannicchiata di fianco, sentire attraverso la maglietta il calore della sua mano che mi carezzava non fece che aumentare la mia ingiustificata tristezza e la mia voglia di coccole. Mi strusciai contro la sua coscia, mi sembrava di essere una gattina mentre fa le fusa. Mi stava prendendo un languore strano, che non riuscivo ne a capire ne a controllare. La sua mano mi carezzava la spalla, poi col dorso delle dita mi sfiorava il collo, la guancia e ricominciava, erano carezze innocenti, ripetitive, un po’ automatiche, ma quella sera dovevo veramente essere strana e il suo tocco caldo mi faceva illanguidire sempre di più, il battito del cuore accelerava, delle farfalle cominciarono ad agitarmisi nella pancia. Presi la sua mano e cominciai a dirigerla io, mi portai le sue dita alla bocca e gli diedi un bacio, poi un altro e un altro ancora, quando presi le dita tra le labbra e le mordicchiai dolcemente si fermò, come pietrificato in attesa di capire cosa stavo facendo e come avrei proseguito. Non ero io quella, evidentemente qualcosa o qualcuno mi stava possedendo, perché le azioni che la mia mano stava compiendo, lo struggimento e il calore che sentivo agire al mio basso ventre, e che stava cominciando a eccitarmi erano autonome e non dipendenti dalla mia volontà, o forse era esattamente il contrario, era il mio vero io, i miei desideri più ...