La figlia di Iole
Data: 26/01/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Semiramis
I miei soggiorni a Ciaulà sono sempre straordinariamente simili. Ci resto molto soprattutto perché è un posto fuori dal tempo o meglio a Ciaulà il tempo scorre con logica propria e sono le semine a regolarlo. Io mi limito ad osservare questo orologio e per capire i giorni che passano basta seguire il lavoro dei campi, i contadini lo sanno che tutti guardano il loro lavoro e lo usano comr un calendario. Ieri, infatti, i campi lasciati lì senza padrone mi hanno detto che era domenica. Un contadino non puo' lavorare di domenica, il giorno del Signore va onorato togliendo la paglietta e indossando la camicia pulita, stirata con cura da massaie abilissime. Qui le donne sono dotate di straordinarie doti di accudimento dei loro mariti. La domenica, soprattutto, sono in forte competizione tra di loro. I mariti diventano i bambolotti che non hanno posseduto da bambine e vanno vestiti e ripuliti al meglio per dimostrare quanto loro siano brave ad accudire il focolare. I giovani stanno provando a scandire il tempo con i loro spiriti di falsa ribellione. Dicono di sapere che giorno è ma poi vanno per sicurezza a controllare il campo anche loro, di nascosto, chi cresce a Ciaulà lo farà sempre e sono convinta che perderà la percezione del tempo lontano da qui. Tuttavia stanno succedendo delle cose nuove di cui ora cercherò di raccontarvi. Tutto risale a quella sera in cui spiai i giovani amanti nel mio incolto giardino, è da quella sera che qui a Ciaulà il mio passo non è più inosservato. ...
... Ho notato, infatti, che al mio saluto in paese si risponde più allegramente e che si cerca con mezzi sorrisi e cortesie di farmi integrare a loro. Era tutto nuovo fin quando non ho capito che era successo un fatto per loro importantissimo. La figlia di Iole, aveva raccontato a suo padre di essere stata in mia compagnia insieme al baldo giovanotto dai capelli lunghi a parlare della città. Da quando ero diventata il metro della condotta morale della ragazza, orfana della cattolicissima madre Iole, in paese tutti mi vedevano come un esempio, come un brava donna di città fiera di rispolverare le sue origini. Ovviamente questo fatto mi innervosiva, non tanto perché la ragazza mi aveva usata per ribadire il possesso di un imene che non c'era più, ma, molto di più perché giravano dei veri e propri discorsi saggi e dettagliati sulla vita di città che i giovani di Ciaulà già guardavano a modello e che provenivano dalla mia bocca. La mia riservatezza era stata intaccata e falsata da quella furba contadinella e ormai tutti iniziavano a parlare della mia famiglia, dei miei nonni, del dispiacere provato da me nel lasciare Ciaulà per la feroce e metallica città. Non ero io quella, i sorrisi mi irritavano, ero venuta lì solo per stare in pace. Comunque lasciai correre ammiccando per salvare la figlia di Iole da lapidazioni premature fino a che non fu necessario intervenire. La ragazza, chiamata in paese col nome della madre scomparsa premutaramente, ebbe la faccia tosta e curiosa di venire ...