1. Ricordo di una cena


    Data: 03/02/2018, Categorie: Sentimentali Autore: passepartout, Fonte: EroticiRacconti

    Al telefono la voce di Ottavia mi era sembrata come al solito, adolescenziale, invece quando l’abbracciai salutandola con un bacio sulla morbida guancia mi sembrò matura, come quella di una donna di 37 anni, tanti ne avevamo entrambi. C'eravamo persi di vista dopo che lei aveva lasciato il suo posto di lavoro, insieme al marito erano andati a vivere fuori Roma ed io non l’avevo più sentita ne vista. “Come va?” le soffiai in un orecchio fissandola sorridente. “Bene, grazie Basilio e tu?” chiese rispondendo al mio sorriso illuminando il suo viso. “Benone.” “Quando ho saputo che eri tornata a Roma ho cercato di avere il tuo numero di telefono e finalmente siamo qui, di nuovo uno di fronte all’altra, non mi crederai ma sono emozionato, ti trovo bene, sempre la stessa e poi stasera…sei veramente affascinante.” Le mormorai aprendole lo sportello della mia auto. “Sei come sempre carino ma mi lusinghi troppo, ho messo su un po' di pancia da quando ho partorito e non sono riuscita a mandarla più via.” Fece lei toccandosi il ventre che a me sembrò piatto. “Hai un figlio? Era ora che ti decidessi e quanto ha? Come si chiama?” ero contento per lei, sapevo quanto lo desiderasse. “Si chiama Giulia ed ha 22 mesi e si, finalmente ho realizzato il mio sogno, ma dove mi porti a mangiare?” chiese curiosa mentre accendevo l’auto. “Trastevere va bene? Ho prenotato un tavolo in un ristorante tranquillo, saremo soli e potremo raccontarci un po’ di noi, ti va?” dissi dirigendomi verso il ...
    ... centro. “Certo che mi va, altrimenti perché sarei qui?” disse battendomi sulla spalla sinistra. “Dove sono tuo marito e Giulia?” chiesi io, sperando non fossero a Roma. “Sono al paese dei miei genitori, io li raggiungerò in settimana, quando partiranno i miei, stasera sono sola.” Mormorò strizzandomi l’occhio. Dopo avere posteggiato la macchina nei pressi di Piazza Trilussa, ci addentrammo nel dedalo di vicoli e viuzze, selciate coi sampietrini, dove i tacchi di Ottavia ebbero qualche problema, mentre percorrevamo la strada che ci avrebbe condotti al ristornate. I capelli castani finalmente scalati sul lungo collo, un bolerino che le copriva le spalle ed un vestito nero di cotone che si fermava appena sotto le ginocchia, lasciando scoperti i polpacci forti e sensuali. Mentre osservavo la mia amica mi resi conto che indossava il perizoma e me ne rallegrai, perché trovavo valorizzasse il suo profilo posteriore. All’entrata del ristorante, il cameriere ci accompagnò al nostro tavolo, dove due grosse candele illuminavano l’ambiente, ci sedemmo e Ottavia si tolse il bolerino, rimanendo con le spalle scoperte, vestite solo di un solitario, mi complimentai con lei per l’abbigliamento e per i capelli, le strinsi la mano sul tavolo e ordinai un aperitivo. Brindammo al passato e al nostro futuro, poi ordinammo una cena semplice, la primavera inoltrata invitava a tenersi leggeri, così mangiammo pesce arrosto e insalata. “Che cosa fai adesso?” chiesi a Ottavia. “Lavoro da circa tre anni in ...
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