1. La spina


    Data: 03/02/2018, Categorie: Etero Autore: samas2

    ... poi me lo prese in bocca nettandolo dai residui di sperma e umori vaginali e lo succhiò; allora l’omino da seduto si mise in piedi, lapideo come consistenza. Stavolta mi feci onore e Deborah sotto i miei colpi ansimò e gemette fino a godere pienamente. “Impari alla svelta, mi hai dato molto piacere”. Notando che l’erezione persisteva sussurrò:“Sei stanco, ciccino?” “Perchè se non lo sei, ho qualcos’altro per te” . Si mise in ginocchio e, allargandosi, con le mani, i glutei, mise in mostra la corolla scura del suo buchetto.“ Magari non ti piace, se non vuoi…”Risposi con una leccata e una penetrazione di lingua assaporando tutte quelle delizie prodotte sia in loco, sia colate dalla passera.Quel culetto era abituato a quel gioco, e la introduzione del mio pene non provocò particolare dolore a Deborah. Su e giù, dentro le sue viscere: mi sentivo un dominatore.“Carino, dai, che sei proprio bravo, spingi, fammelo sentire più in fondo che puoi.” Gemendo e ansimando, accolse i miei schizzi caldi. Ero orgoglioso e soddisfatto di aver perso la mia verginità, quel caldo pomeriggio.Deborah si rivestì, rinfoderando così le sue armi.“Ciao carino, magari ci rivediamo, visto che la spina è ancora lì. A proposito, perché poi ti sei fermato?”Se ne andò scoccandomi un sorriso così birichino, da farmi desiderare di ricominciare tutto da capo.Iniziava bene l’università. Se il buon giorno si vede dal mattino…p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 14.0px 'Apple Chancery'; color: #000000; ...
    ... -webkit-text-stroke: #000000} p.p2 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 14.0px 'Apple Chancery'; color: #000000; -webkit-text-stroke: #000000; min-height: 23.0px} p.p3 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 21.0px 'Apple Chancery'; color: #ae1916; -webkit-text-stroke: #ae1916; min-height: 33.0px} span.s1 {font-kerning: none}In settembre lasciai la mia casa per iniziare la mia esperienza di universitario fuori sede. Abitavo un bilocale in un’elegante palazzina. L’appartamento era di proprietà di un cugino, che impegnato per un lungo periodo di lavoro all’estero, me lo aveva lasciato a disposizione per quell’anno. Non avendo ancora amici, e in attesa che i corsi iniziassero, passavo le giornate preda della noia. Veramente qualcosa che sollecitava alquanto il mio interesse c’era: si chiamava Deborah, la mia vicina trentenne. Volto anonimo, ma fisico prorompente: un culo sodo, due tette che per essere contenute richiedevano almeno un bella quarta. Talvolta, complice la stagione ancora estiva, soleva prendere il sole su un balcone che potevo dominare dalla mia finestra. Si era accorta del mio interesse, nonostante le mie precauzioni, e mi provocava. Utilizzava bikini ridottissimi che lasciavano poco all’immaginazione, spingeva le mani sotto lo slip e simulava masturbazioni, oppure i seni facevano talvolta capolino, fuori dal reggiseno in tutta la loro arrogante abbondanza. Si accarezzava le gambe e il dorso del piede sensualmente inarcato. L’unico sfogo era masturbarmi, mi ...
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