1. Compagna di Corso - Capitolo I


    Data: 04/02/2018, Categorie: Etero Autore: Roggenrola

    Erano i primi giorni di maggio, io frequentavo ancora l'università a quei tempi. Avevo 24 anni ed ero felicemente fidanzato con una ragazza coetanea. Fino a quel giorno, non avevo mai avuto altri generi di voglie, all'infuori del rapporto con lei.Una mattina, arrivato presto in facoltà, mi diressi verso un divanetto di fronte all'aula in cui avrei poi avuto lezione; come di consuetudine, la facoltà era praticamente vuota, erano più o meno le 7,45 di mattina.Quel giorno stranamente fui allibito nel constatare che il divano era già occupato da una mia compagna di corso, Silvia. Subito prima di salutarla, venni incuriosito dal suo abbigliamento, era un'amica e spesso ci fermavamo a chiacchierare assieme, la conoscevo da almeno due anni, ma non mi ero mai del tutto accorto di quanto fosse attraente fisicamente.Sarà stato l'arrivo del caldo di fine primavera, per cui era vestita molto meno pesante che nei mesi precedenti. Aveva addosso una giacchettina di color rosso, appena sbottonata, che lasciava intravedere una canotta color amaranto con una evidente scollatura. Il mio sguardo si diresse più in basso e mi accorsi che era la prima volta che la vedevo con una gonna e non un pantalone. Gambe accavallate con una gonnellina nera ne troppo larga ne troppo aderente, il giusto direi.Pensai che aveva due gambe davvero stupende e mi chiesi come mai non le mostrasse molto più spesso vista l'alta qualità. Per finire un paio di stivaletti baige che le le coprivano metà gamba.Dopo averla ...
    ... salutata e averci scambiato quattro parole, sempre cercando di non far vagare troppo lo sguardo su quel trionfo di bellezza e sensualità, iniziò la lezione.Per ben tre ore la mia mente non pensò ad altro che a come era vestita, non che di solito prestassi molta attenzione alle lezioni, ma quella mattina per ovvie ragioni avevo la mente molto più assente del solito.Finalmente verso le 12 finì la lezione e come una saetta mi diressi verso la porta d'uscita dell'aula. Guardai l'orologio nel display del cellulare e con profondo terrore scoprii che avevo perso il pullman delle 12,10. Un sacco di bestemmie ed imprecazioni si affollarono nella bocca, ma mi trattenni dall'espletarle al pubblico.Come un filmine a ciel sereno mi venne l'illuminazione divina: Silvia andava nella mia stessa direzione e paese; e non avendola vista sul pullman in mattinata, significava che era venuta in auto.Corsi da lei e chiederle cortesemente un passaggio, ma non riuscii del tutto a trattenermi nel non guardarla spesso in corrispondenza di gambe e seno. Cercai di fare finta di niente, non volevo fare una brutta figura e per di più perdere l'unico passaggio per casa.Lei a mio avviso si accorsedei miei ripetuti sguardi alle sue "grazie", ma con mio completo sgomento, sembrò esserne lusingata e appagata. La sua risposta positiva alla mia richiesta non si fece attendere, disse che non c'era motivo per cui non dovesse darmi uno strappo.Ci incamminammo alla sua auto, una Stilo Grigia, e dopo aver riposto borse ...
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