Vita distrutta
Data: 10/02/2018,
Categorie:
pulp,
Autore: M.m.
... piacere e come portarli a dei livelli infiniti, il mio cervello si era abituato alle sensazioni del sesso tradizionale e quest'ultime avevano scarsi effetti come droghe, ora il mio cervello voleva di più, più intenso, più originale, più perverso, il mio cervello affondava nell'Inferno tramite il piacere ed assaggiava il brivido dell'abisso. Il piacere mi distraeva e mi faceva dimenticare la sofferenza ma non mi dava la felicità, il mio cuore non scoppiava mai dall'euforia, dalla gratificazione e dalla soddisfazione, non brillava mai, non rifulgeva mai di luce come quella volta con il mio amico ma era sempre asfissiato dal dolore e dal disagio, per dimenticare tutto questo ricorrevo al piacere, il piacere era la mia unica droga, ero un fottuto sesso dipendente del cazzo ma non avevo altro che quello per non morire. Il piacere non era nemmeno lontanamente paragonabile alla vera gioia ma almeno mi ripuliva di tutto il male, resettava la mia mente, niente aveva più valore ed importanza se non quello. La puttana che avevo preso era rumena, capelli nerissimi, fisico statuario, me la trombai nella mia macchina, era una sera triste, buia, senza stelle, pensavo alla mia vita, a quanto fosse insignificante, a quanto fosse meglio il suicidio ma di come non avessi la forza nemmeno per prendere una scelta del genere, a come non avessi nessuno che tenesse a me, che mi attendesse con calore ed amore,che non aspettasse altro che una mia chiamata per accogliermi in casa, pensavo a tutto ...
... il male subito dai miei genitori, a tutte le notti passate a studiare, a bruciarmi la vista, a spremermi i neuroni in modo da ottenere un bel voto e renderli contenti di me, cosa che non avveniva mai, pensavo a tutto il disgusto, a tutto il rancore, al non sapere dove e come sbattere la testa, guardavo tutte quelle luci accese nelle case, pensavo a quante famiglie felici ci fossero e al mio appartamento così solo e triste, però la puttana era lì, così sexy, così sinuosa, con quel micro abito di pizzo bianco, quella faccia da cagna in calore, quel corpo da regina del sesso, me la scopai in bocca e nel culo, affogai nel lago di magma tutti i pensieri deprimenti di prima, era così bello scoparsi quella troietta, così arrapante che non c'era posto per nient'altro, la gioia come il dolore non potevano entrare nella mia testa, c'era spazio solo per il godimento. La puttana era nigeriana, me la scopai in un bagno pubblico, succhiava come nessun altra e mentre il pisello era nella bocca di quella dea il cervello si era accesso, si era bagnato di lava, si liquefaceva, il mio cervello non poteva più fare a meno di quella droga, era l'unico mezzo che mi calmava e allo stesso tempo mi mandava in estasi. Mi presi l'AIDS,Davide non volle più saperne di me, anche lui mi abbandonava e mi rifiutava, non avevo e non potevo avere più nessuno, ero una minaccia, un pericolo,le poche possibilità che prima avevo ora erano morte e sepolte, non dovevo fare altro che subire la malattia e morire. ...