Sull'orlo vertiginoso dell'universo.
Data: 07/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: samas2
“Affamati di bellezza, creatori di immagini e narratori di storie, intessuti d’infinito: questo è essere umani.” Dal diario di Max “Mad” Kirk, ultimo abitante di Shadow 2, pianeta dell’Orlo. Dall’ampia vetrata annuso il temporale, osservo il fantasmagorico gioco di fulmini e lampi sull’oceano di questo mondo sull’orlo della galassia, ultimo baluardo affacciato sulla vertigine di spazi sconfinati come le mie inquietudini. Ascolto il sommesso brontolio dei tuoni lontani nella notte. Il mare da piatto che era, senza preavviso si solleva in masse liquide, poderose che si abbattono urlando con furore e fragore assordante, ribollendo di schiuma. Un tempo la mia vita era molto diversa. Il mio pianeta era parte di una grande Federazione in cui tutto era prestabilito, senza errori, imprevisti: una sorta di mondo ideale, un sistema talmente perfetto “che nessuno avrebbe più bisogno di essere buono” (T.S.Eliot). Un mattino luminoso d’estate mi ritrovai, dall’alto di una delle torri scintillanti che svettavano per oltre mille metri, mentre rimiravo la lussureggiante vegetazione, gli edifici armoniosi perfettamente inseriti nella natura, gli specchi d’acqua d’argento riflettenti i raggi del sole, a pensare che questa perfezione esteriore non mi bastava. Le domande che mi agitavano non trovavano risposta, erano ferite aperte sanguinanti e sempre più inquieto approdai infine, a questo pianeta solitario alla ricerca di me stesso. Il mio compito era di offrire ospitalità agli astronauti ...
... nella locanda che avevo in gestione. Questo luogo era l’ultimo porto prima del balzo verso spazi sconosciuti e misteriosi. Navi spaziali di avventurieri e idealisti, novelli Magellano, lasciavano questo estremo approdo sicuro, dopo un confortevole riposo che assicuravo loro, per lanciarsi verso gli insondabili spazi siderali inseguendo sogni, per lo più vani, di ricchezza e fama. Ma da molti anni non arrivava ormai più nessuno: la guerra beffarda, maligna, ghignante, distruttrice ancor prima di sogni che di vite, era scoppiata inaspettatamente in quel mondo che si credeva perfetto, facendo strame delle certezze e dell’ordine così armonioso che regnava; i viaggi nello spazio erano un ricordo lontano ed io sono confinato qui per sempre, ma non me ne dolgo. Viaggiare per questo pianeta non ha alcun senso, poiché tutto è uguale. La mia dimora è pressoché invisibile, tanto fa parte del paesaggio: è incastonata nella roccia, propaggine dei contrafforti delle antiche, consumate montagne che delimitano da un lato la brughiera, colorata in prevalenza di ocra e ruggine. Il materiale che costituisce la casa, oltre alle rocce, sono speciali cristalli e una sorta di legno fossile molto resistente. In una piccola vallata riparata sono collocate le colture, per lo più idroponiche, la centrale che mi fornisce energia illimitata e le attrezzature, speciali stampanti 3D, in grado di realizzare tutto ciò che mi necessita. L’edificio si affaccia sull’oceano, nero per la presenza di organismi ...