1. Quindici giorni alle terme ( short version )


    Data: 16/03/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: GIAO

    ... spermatica “ risposi Le lubrificai con la vaselina il buco. ci infilai pian piano il becco del siringone e cominciai a riempirla, dicendo: “ Quando ne hai abbastanza dimmelo “ Ero arrivato quasi a un litro e lei non diceva ancora niente. “ Mi fermo? “ le dissi “ No, te lo dico io “ rispose. Io continuai. Dopo un po’ cominciò a mugolare, finchè, quasi implorando: “ Basta, basta, togli ! “ gridò. Appena il becco del siringone uscì, le partì dal culo uno spruzzo che arrivò quasi al centro della stanza, poi, col culo al vento, ne fece, lì nel letto, una montagna. Io guardavo sempre più arrapato quel culo che cagava, e il cazzo mi era diventato duro come il marmo. Quando ebbe finito lei si girò, affondò il culo nella sua merda, aprì le gambe e disse: “ Sono la tua figa merdosa, chiavami “ Io quasi mi strappai i vestiti di dosso, senza nessun preambolo glielo schiaffai dentro e, coi coglioni che affondavano nella sua merda, feci una delle scopate più selvagge della mia vita. Facemmo una lunga doccia. Quindi lei rimise il siringone nella borsa che avevamo usato per portarlo dalla farmacia all’albergo, poi, con la nonchalance da gran dama, chiamò la cameriera dicendo che c’era stato un incidente e che bisognava pulire. Prese la borsa col siringone e uscimmo. Non fini lì. Naturalmente non potevamo più farlo in albergo. Una volta può passare che scappi mentre si scopa, ma non una seconda volta o una terza. Così trovammo fuori Montecatini una pensioncina. Spiegammo alla padrona ...
    ... quello che volevamo fare, e, pagando il giusto, lei acconsentì. Non usavamo più il siringone ma due sacchette per lavande vaginali, da riempire d’acqua e appendere in alto, con sotto un tubicino. Scopavamo in modo naturale, lei sotto e io sopra, con i tubicini infilati nel culo, e godevamo cagando insieme, Dopo tre giorni lei doveva partire. Dicemmo alla padrona della pensione che era l’ultima volta che venivamo da lei. E lei, con la faccia diventata rossa, gli occhi bassi e un filo di voce, disse: “ Posso venire in camera anch’io? “ Poveretta, chissà quante volte se l’era menata mentre puliva il letto. Così si prese anche lei il suo bravo tubicino nel culo, e una gran leccata di figa da parte di Olga. Godendo urlava, così forte che forse la sentivano fino a Montecatini. Mi presi qualche giorno di sosta, e mi misi a frequentare gli amici che Olga ed io avevamo trascurato. Tutti si chiedevano cosa mai avevamo fatto anziché scopare in albergo come facevano tutti, o quasi tutti. Alle loro domande io restavo nel vago, e mi divertivo a lasciarli immaginare ogni tipo di morbose pratiche erotiche. Una sera andammo a cena con gli amici fuori Montecatini. Una professoressa di lettere di Pescara, con due gran tette, scelse un tavolo d’angolo. Si sedette nell’angolo e mi volle vicino. Cenammo molto bene. Alla fine lei infilò le mani sotto alla tovaglia, me lo tirò fuori e cominciò a menarmelo. Gli amici e le amiche naturalmente sapevano quello che stava facendo, e aspettavano di vedere che ...