1. Due palmi sotto il sole


    Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... mesi», lo anticipò Silvia. «Allora è poco. Avrete modo di conoscervi meglio.» «Signora Gina», disse l’anziana che le sedeva accanto «è ora che mi avvii verso casa, ma se tu e Clara volete rimanere restate pure.» «Veniamo anche noi», rispose lei tentando di sollevarsi. Mauro e Silvia si affrettarono ad aiutarla. «Non restate a vedere i fuochi?» chiese Silvia. «Ci piacerebbe ma la guazza della sera lascia con le ossa rotte. «Buona notte, ragazzi», disse la Gina «e tu, Silvia, rammenta alla tua mamma che mi farebbe piacere se venisse a trovarmi, almeno una volta, perché non la tirerò per le lunghe. Ho il cuore rigido come uno stoccafisso e le sue pareti stanno divenendo di carta velina.» «Ve lo prometto signora Gina.» L’anziana strinse assieme le mani dei due ragazzi, come per benedirli quindi le tre donne con le mantelline fatte all’uncinetto, posate sulle spalle, si avviarono tenendosi sottobraccio. Turchese Si sederono sulla medesima panchina e avvertirono il tepore che le anziane avevano lasciato. «La tua amica Gina ha recitato una delle più belle poesie di Salvatore Quasimodo. Mi ha sorpreso.» «Beh, era maestra elementare. Ha insegnato a parecchie generazioni a Montelignano.» «Ecco perché si esprimeva così bene.» Ora, Mauro, ho bisogno di confidarmi. Mi ero affezionata a quei coniglietti perché mi affascinava vederli crescere. Correvo subito in quello stanzino quando venivamo alla casa dei nonni, per vedere quanto fossero cresciuti. Uno aveva il pelo bianco e gli occhi ...
    ... celesti. Lo chiamavo Cico. Mangiava l’erba medica dalla mia mano. Il caso volle che un giorno giungessi mentre Tonino lo teneva penzoloni per le zampe posteriori e lo colpiva tra il collo e le orecchie con un bastone. Cico si divincolava e Tonino insisteva a bastonarlo. Cico mi guardava come volesse chiedermi il perché di tutto quello strazio. Il sangue gli usciva dal naso, dalla bocca e Tonino che continuava a tenerlo penzoloni perché il sangue seguitasse a scolare per terra. Poi Cico rimase intirizzito, con gli occhi sbarrati, come se la natura gli avesse persino negato di chiuderli al mondo. Raccolsi una pietra e la tirai a Tonino. Mauro avvertiva quanto sforzo le costasse confidargli un fatto che le aveva procurato un rimorso del quale non era riuscita ancora a liberarsi. Lasciò che si sfogasse stringendole la mano. «Lo colpii su una gamba e lui fece cadere il coniglio a terra. Fissai il musino insanguinato del mio Cico. Poi corsi in casa strillando. Rimasi in camera mia per tutto il giorno, sconvolta. La domenica successiva i miei genitori mi accompagnarono da Tonino perché mi scusassi. Ubbidii ma non ci tornai più in casa sua e mi voltavo dall’altra parte se lo incontravo. Tonino era un brav’uomo e uccise Cico in quel modo perché era così che si faceva ad ammazzare i conigli. Rammento che mi cuoceva le castagne mettendole in una padella bucherellata, di quelle col manico lungo. Poi mi raccontava della sua prigionia in africa, durante la seconda guerra mondiale e della fame ...
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