Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI
... divenne calmo, a poco a poco, fino a divenire esplorazione reciproca degli angoli più reconditi delle loro bocche. Silvia divaricò un po’ le gambe per fargli intendere che avrebbe potuto osare. Avvertì la mano di Mauro risalirle le cosce lentamente, indugiando ad accarezzarle, palparle con leggerezza, poi risalire fino a posarsi sulle mutandine. Nonostante l’emozione riuscì a sussurrargli un monito. «Accontentati di queste o non sarà mia nonna a prendere la scopa ma io il matterello.» Lui smorzò un risolino accostandole la bocca ai capelli e fu come se il tepore di quella pelle levigata, dalle dita gli salisse al volto. Avvertì il soffice vello oltre il tessuto sottile delle mutandine. «Mauro stai arrossendo?» «Non saprei.» «Io sì. La tua guancia mi scotta il collo.» «Silvia le hai le foto di quand’eri bambina», le bisbigliò. «Due album pieni.» «Anche con la tutina rossa?» «Molte.» «Posso averne qualche copia? Recupererò con le immagini il tempo in cui non ti conoscevo.» «Te ne porterò di tutte le età.» Silvia gli posò le dita sulle labbra e le insinuò tra esse. La parte interna, umida di saliva, le provocò un brivido e quando lui, con la mano libera, fece il tentativo di sbottonarle la camicetta, compì l’atto di aiutarlo a liberare le mammelle dalle coppe del reggiseno con una spontaneità istintiva. Avvertì i capezzoli inturgidirsi ancor prima che Mauro li sfiorasse con le labbra. Inarcò la schiena alla leggera stretta dei denti, il respiro corto, spezzato. Gemette piano e ...
... sussurrò qualcosa. Lui respirò la fragranza che emanava la carne soda di quegli opulenti seni, insinuò la mano sotto le mutandine e accarezzò la soffice peluria che celava il tenero nido: rugiada sulle dita. Silvia percepì l’ardore col quale si scopriva donna. «Mauro mi sento tutta bagnata…» «Lo credo bene, sei pisciona.» «Sciocco, lo sai che non è pipì.» Lo sentì emettere un risolino, le dita insinuarsi nel suo nido, indugiare sul minuscolo forellino dell’imene poi iniziare a titillarle il bottoncino. Mosse il bacino per assecondarlo, emise un gemito nasale, avvertì uno struggimento tanto intenso da sembrarle uno spasimo quasi insopportabile. Il cuore le batteva nel petto come un tamburo. Arcuò la schiena stringendogli con forza i capelli. La sua mente figurò un’onda tumultuosa, si sentì sollevare sulla cresta del flutto, infine lasciò che il cavallone la sommergesse una volta, poi l’onda si calmò un istante prima di sommergerla ancora e tutto fu turchese. Si sentì adagiare su una quieta risacca e cullare da placidi ritorni dei flutti. Fece un respiro profondo, gettò la testa indietro e la sua chioma dondolò oltre lo schienale della panchina. Immaginò che il piacere fisico provato fosse rimasto sospeso sull’aria come una bolla di sapone che la bava di brezza faceva fluttuare. La luce aranciata dei lampioni illuminò il suo viso con un gioco di luci e ombre che sfumavano l’intensa soddisfazione dei sensi e modellavano un’opera d’arte: l’espressione di una donna appagata. Restò ...