Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti
... trasportò lontano. Si stiracchiò e si voltò sul fianco. Mauro dormiva supino. Rannicchiò le gambe in posizione fetale, le mani tra le cosce, le ginocchia a sfiorargli il fianco. Non riuscì a reprimere il desiderio di accarezzarlo. Gli sfiorò il torace, seguì la linea dello sterno fino al punto in cui le costole lasciavano spazio alla cavità dello stomaco. Non toccava un uomo vigoroso ma ciò che la attraeva di quel corpo era la sua quasi gracilità. Gli prese una mano, se la portò alle labbra per baciarla sul palmo. La ripose sul plaid e riprese ad accarezzargli il corpo, la pelle dell’addome, tiepida e morbida. Gli poggiò la guancia sul petto badando di non premere troppo la testa per non recargli disturbo alla respirazione. Aveva letto che i giovani maschi dormivano col pene eretto. Rimase incerta se ubbidire al pudore o cedere alla tentazione di curiosare. Doveva sollevare un lembo dei boxer. La sensazione che quel gesto fosse più indecoroso che verificare col tatto, la fece esitare ma la desiderio di sapere, vedere, finì per sovrastare il timore per l’imbarazzo che avrebbe provato se Mauro l’avesse sorpresa. Chiuse gli occhi e lasciò che le sue dita scivolassero sui boxer. Senti il pene pieno e pulsante. “Cacchio il mio Mauro ha tutto a posto.” Gli venne di pensare alla strategia che la natura aveva ideato affinché gli esseri viventi si riproducessero e il privilegio concesso ai soli umani, dotandoli di coscienza e tatto per trarre non solo un intenso piacere fisico ma ...
... anche mentale. Quale astuzia! Si domandò se il compenso alla sofferenza per la consapevolezza della morte non fosse quello. A volte, prima di addormentarsi, tentava d’immaginarsi come il suo Drillo percepisse il mondo. Già come pensava il suo cane? Era per esso una fortuna o una malasorte non poter argomentare in modo razionale? Osservò gli alberi, l’erba, i muri ancora assolati della casa di Pansecco e i balestrucci fendere l’aria. Guardò il frigorifero portatile, i due cellulari posati su una poltroncina. Provò meraviglia al pensiero che la banale appendice accarezzata, unita alla suo orifizio, fossero generatrici degli occhi e della mente con cui l’universo osservava se stesso, interrogandosi sulla propria esistenza. Avvertiva che c’era qualcosa di sbalorditivo in questo e che gli esseri viventi facessero parte di uno smisurato respiro universale generante fine e completezza. Era questo il pensiero che più d’ogni altro si avvicinava al concetto di Dio? Cessò di accarezzare il suo uomo. Rimase ad osservarlo dormire ma con un desiderio sottilmente carnale di tornare a sfiorargli la pelle, accarezzarla, lambirla ma desisteva di proposito, per rendere più bello il momento in cui lo avrebbe toccato nuovamente. Quale raffinato erotismo stava impossessandosi della sua mente? Immaginò di avere dita dal tocco leggero come ali di libellula. Tornò a sfiorarlo. Le sue dita scivolarono, leggere, sulla peluria delle sopracciglia. Con l’indice gli seguì il contorno delle labbra, glielo fece ...