Due palmi sotto il sole
Data: 05/09/2017,
Categorie:
Sentimentali
Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti
... Silvia glielo avrebbe concesso ma non farlo lo trovava riguardoso per lei e dignitoso per se stesso. Le posò la guancia sui capelli e la strinse a sé con leggerezza. Osservarono la gora che rimandava, oscillante di sinuosi movimenti, il riflesso della casupola di Pansecco e del vecchio gelso che cresceva accanto a essa. «Una volta vidi… era metà luglio e faceva così caldo che le cicale frinivano da far diventare sordi… ah lo sai, Silvia, che rimane difficile individuare dove sia una cicala sebbene si senta cantare vicinissima?» «Perché?» chiese lei. «Sta aggrappata agli alberi mimetizzandosi con il colore della corteccia e quando ti avvicini per scoprire dove sia, cessa di frinire e il concerto delle altre ti confonde. Le cicale sono animaletti timidi, senza difesa contro i predatori. Il solo il modo con cui possono cercare di sfuggire agli aggressori è di mimetizzarsi e disorientare. Una leggenda narra che una di esse si sia posata, per giorni, sulle dita di San Francesco.» «Quell’uomo aveva intuito l’unicità dell’universo, pur nella sua stranezza mistica», affermò Silvia. «Allora, Mauro, raccontami», lo spronò. «Francesco, scoperta una cicala sul ramo di un fico, riuscì ad avvicinarsi tanto da accarezzarne le ali. Da quel giorno, quando passava vicino all’albero, la cicala volava sul dorso delle sue dita. I confratelli di Francesco sbalordivano nell’osservare fino a quale punto, un animaletto diffidente come la cicala, si fidasse di un umano e quanto legame si andasse ...
... creando tra le due creature. Dopo otto giorni Francesco disse loro: «Diamo libertà a sorella cicala che tanta consolazione ci ha portato o troppo compiacimento trarremmo da essa, egoisticamente.» La cicala volò via e non tornò più.» «Per spiegare il senso di questo racconto non basterebbe un trattato filosofico di mille pagine», commentò Silvia. «È una metafora a significato di quanto sia sbagliato che gli umani si considerino superiori, compiacendosi della loro padronanza sul mondo e con quanta umiltà dovrebbero, invece, rispettare ciò che li circonda.» «Accipicchia, Mauro, che senso della sintesi. Hai ridotto un libro di mille pagine a poche parole.» «Questo nuovo complimento è un altro colpo basso, Silvia.» Mauro notò quanto fosse compiaciuta dall’espressione dei suoi occhi. «Quand’ero bambino», seguitò «i miei genitori mi portavano spesso a fare scampagnate in questo posto e, siccome avevo l’età dei perché, chiesi loro che cosa fossero quegli animali che stridevano in modo tanto buffo. Mia madre mi rispose che erano insetti creati da Dio perché ricordassero ai contadini, con il loro canto, che il tempo di mietere e battere il grano era giunto: mietete e battete che tempo l’avete, mietete e battete che tempo l’avete! Grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì. Grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì. L’assonanza ritmica c’è.» «E’ vero», convenne Silvia. I detti di una volta suscitano sensazioni di serenità e tu hai un modo di esprimerti che rende l’idea dell’armonia. Leggi ...