1. Due palmi sotto il sole


    Data: 05/09/2017, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI, Fonte: EroticiRacconti

    ... potesse farti sentire… insomma meno impegnata e lo capirei.» «Neanche per sogno!» replicò Silvia grintosa. «Lasceremo che capiscano da soli.» La porta di casa si aprì quando ancora salivano i pochi gradini che portavano sulla veranda. «Babbo lei è Silvia.» “Maremma bischera che mora!” pensò Luciano. Non riuscendo a contenere l’evidenza dello stupore, sperò che l’impaccio, notato nel volto della ragazza, le avesse impedito di accorgersi quanto i suoi occhi si fossero sgranati. «Buong… buonasera, Silvia.» «Buona sera signor Luciano. Conosce già il mio nome?» «Mauro, ieri sera, ci ha parlato di lei e che sareste andati a fare un servizio fotografico su per il Rio Pansec… il Rio Maestro volevo dire. Mi perdoni ma è la forza dell’abitudine chiamare quel torrente Rio Pansecco.» «Suo figlio me l’ha spiegato chi fosse Pansecco e ci siamo giunti fino alla sua casa.» Il tono di Silvia era già più rilassato. «Mauro falla accomodare in salotto. Vuole togliere il giacchetto signorina Silvia?» Qualche istante dopo, lei osservava, stupita, i quadri affissi alle pareti. Sopra un vecchio scrittoio riconobbe il ritratto del padre di Mauro. Accanto notò i volti di una donna e una ragazza, disegnati con matita sanguigna. Immaginò fossero i ritratti della madre e della sorella. Poi paesaggi e vasi di fiori. Cercò la mano di Mauro. «Silvia posso darti del tu?» avanzò Luciano. «Certo, anzi la prego», signor Luciano. «Ti piacciono i quadri? Li ha dipinti Mauro.» «Sono bellissimi. Immaginavo fosse ...
    ... un bravo pittore ma non fino a questo punto.» «È pure un lavoratore coscienzioso.» «Babbo che ti metti a dire?» proferì Mauro imbarazzato. «Non credo che una semplice amica terrebbe per mano un ragazzo alla presenza di suo padre, perciò è mio dovere informarla sul tuo conto. «Ho fatto qualcosa di male Silvia?» rispose Luciano con sorniona spontaneità. La schiettezza di quell’uomo stava liberando Silvia dagli ultimi legacci del disagio. «Perché mai signor Luciano?» «Suppongo resterai a pranzo.» «Sì babbo, rimane. La Mamma dov’è?» «Un minuto e arriva.» «Mauro», gli rammentò Silvia «dovrei telefonare ai miei.» «Babbo, andiamo di là nel mio studio.» «Tuo padre è simpatico. Ha i tuoi occhi. Lo stesso lampo intelligente.» «È schietto e immediato. È meno emotivo di me, più ironico e cerca sempre di sdrammatizzare le cose ma non è un menefreghista.» «Capisco quel che vuoi farmi intendere.» «Silvia, ecco il mio piccolo regno.» In ordinato disordine lei vide tutto quel che doveva esserci nello studio di un artista. Sul ripiano di una cassettiera notò una cornice argentata che racchiudeva la foto, in bianco e nero, di una ragazza dagli occhi intensi e le labbra carnose. I capelli, ad ampie onde e biondi all’apparenza, le sfioravano le spalle. «È Rossana?» Mauro annuì. Abbassò lo sguardo nel tentativo di celare il disagio che avvertiva. «È molto carina. La foto in bianco e nero n’esalta l’espressione. È una scelta tua?» «Sì…» «Vedo che la tieni ancora in bellavista.» «Non avevo motivo per ...
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