Viaggiatore
Data: 28/03/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: maxxx13
C’è sempre stata, c’è e ci sarà una prima volta.
Basta pensare alla vita: battesimo, primo giorno di scuola, cresima, comunione, maturità, laurea, matrimonio, il primo figlio e via via tra festeggiamenti e ricordi. C’è però anche un’altra prima volta, estremamente importante e diversa che, di per se, è una festa.
Fino a qualche tempo fa un tabù, un rito. Cose da uomini, in certe regioni d’Italia.
Sto parlando di quel particolare momento posto tra la seconda e la terza età, la fine della fanciullezza e l’inizio dell’adolescenza, dove si è già in grado di mettere al mondo dei figli. Periodo in cui iniziamo veramente a conoscere il nostro corpo, siamo più spensierati e viviamo pienamente ogni attimo della giornata.
Detto in termini più semplici, la prima volta dell’incontro con l’altro sesso.
La mia prima volta fu ad Amburgo, durante uno dei tanti viaggi con mio padre. Lei si chiamava Gertrud: alta, bionda, “di razza ariana”, più che ventenne. E dedita, di mestiere, ad elargire piacere a pagamento.
Io invece ero poco più che quattordicenne, con alle spalle esperienze che oggi chiamiamo di “petting”, dove ti dai un gran da fare ma poi non concludi niente.
Correva il 1960. La maggiore età scoccava per legge al compimento del ventunesimo anno. Gli spostamenti in treno oltre confine, per i minori non accompagnati come me, erano monitorati con una serie di cartellini, oggi chiamati badge, da timbrare di frontiera in frontiera, di stazione in stazione là dove era ...
... previsto il cambio del treno. Sempre atteso dal personale ferroviario o di dogana. Una singolare esperienza da pacco postale.
Raggiunsi Rotterdam alla fine di un agosto molto caldo, appunto sotto forma di pacco postale, per l’ormai consueto appuntamento annuale del viaggio (vedi qui) con mio padre. Lui era direttore di macchina di un cargo delle Linee Messina di stanza nel Mare del Nord e nel Mar Baltico a trasportare merce varia (oggi diremmo una nave porta-container)
Ad attendermi in stazione trovai però un allievo ufficiale, tal Antonio da Catania, per tutti Totò. Il designato come mio precettore all’iniziazione.
Tutto era stato preparato, ovviamente a mia insaputa, con cura, precisione e meticolosità. A cominciare dalla cuccetta che sarebbe stato il mio letto: non il solito divano nell’alloggio di mio padre, ma il piano superiore di un letto a castello, nell’alloggio riservato agli allievi ufficiali. Per essere insieme a Totò, naturalmente, che aveva presisposto anche letture proibite sotto forma di riviste audaci, posizionate in punti nascosti ma non troppo.
Stavo insomma, senza saperlo, per iniziare un viaggio parallelo da vero marinaio: nei mari del Nord, con scali in cinque porti tra i più trafficati. Ricreazioni comprese.
Prima Rotterdam, già allora il porto più grande d’Europa. Cosmopolita, punto di arrivo di mercanzie in genere. La frase cult? “Dal porto di Rotterdam l’intero mondo è entrato in Olanda”. Poi Emden, nella baia di Ems, Bassa Sassonia: ...