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Attrazione proibita ( intro)
Data: 30/03/2018, Categorie: Incesti Autore: Pamts
... abbiamo scoperto di recente." Pam d'un tratto sentì un qualcosa smuoversi dentro di lei. Sentì la testa ronzarle e il battito accelerare. Così si scusò e corse fuori dalla stanza urtando la scrivania e sbattendo la gamba contro la poltroncina di suo zio. Corse fino alla macchina, e dovette appoggiarsi per non cadere. Aveva mille domande che le vorticavano in testa. Qualche flashback sbiadito iniziava a farsi strada nella sua mente. Lo zio si scusò con il giudice e corse verso di lei. "Pam. Aspetta. So che ora avrai mille domande. Probabilmente ti senti arrabbiata o tradita. Mi farebbe molto piacere se potessimo fermarci un momento a parlare. Magari domani, con più calma." Non fece in tempo a finire la frase che Pam gli tirò un ceffone. "Perchè? Perché ora? Chi cazzo ti credi di essere per venire qui dopo tanti anni per parlare?" Disse lei arrabbiata. "Pam per favore. Lasciami spiegare." Pam fece per salire in macchina ma lui bloccò la portiera a pochi cm di distanza da lei. "Per favore. Ascolta ciò che ho da dire. Non chiedo altro. Inoltre il giudice ha stabilito che tu vada a stare o in un riformatorio per il prossimo anno o con me. Ti manca un anno alla maggiore età." Pam non poteva crederci. "Non puoi stare dalla tua amica, con sua madre come tutore fino a quel momento. Hanno accettato questo accordo per aiutarti, perché non sapevano ancora della mia esistenza. Io sono l'ultimo legame di sangue che hai. Devono dare la priorità ai famigliari. Non dipende da loro. È la ...
... legge." Disse lui in tono comprensivo, rassicurante. "Mi spiace. Ci vediamo domani. Devo andare". Rispose lei sfinita. Si incontrarono il giorno dopo all' ufficio del giudice, il quale stabili l'immediato trasferimento di suo zio nella casa in cui viveva con il padre. Inizialmente non fu facile. Lui cercava di essere amichevole e comprensivo, cercava di lasciarle il suo spazio, di farsi rispettare senza essere autoritario o genitoriali. Fin quando una sera a cena, dopo aver parlato del più e del meno su come era andata la giornata, come erano i suoi amici e del fatto che era stato chiamato per le frequenti assenze fatte di recente, lei sbottò sbattendo un pugno sulla tavola e si alzò per sparecchiare la tavola. "Non sono affari tuoi. Anche se ho perso qualche giorno di scuola? Sono cazzo miei. Capisco che cerchi di occuparti di me, ma sei un pò in ritardo. Non puoi pretendere di farmi da padre quando fino al mese scorso non sapevo nemmeno della tua esistenza." Lui si alzò di scatto e la prese per il polso mentre era al lavandino pronta per lavare i piatti. "Ascoltami bene. " disse spazientito ma cercando di mantenere la calma." Se non vai a scuola sono anche affari miei ora, visto che sei sotto la mia responsabilità. Capisco la tua rabbia e la tua frustrazione, il tuo dolore. Ma mi sembra di essere una persona comprensiva e disponibile. E vorrei, anzi dovresti avere un Po più di rispetto nei miei confronti." Le disse lui avvicinandosi a pochi centimetri dal suo viso. "Non so ...