1. La complice: il primo impatto con la elisa


    Data: 02/04/2018, Categorie: Etero Autore: LucasFromParis, Fonte: Annunci69

    Stavo girando in tondo e me ne rendevo contro.
    
    Un’insoddisfazione cresceva lentamente in me come un’ombra. Chattare, sedurre, portare a letto….e poi? Uno schema vissuto molte volte. Mi piaceva quel gioco, mi era sempre piaciuto. Avevo conosciuto così molte donne, timide e disinvolte, simpatiche o diffidenti. Con alcune, poche, avevo avuto il desiderio di rivederle e instaurato brevi relazioni. Il mio nemico era dentro di me e lo conoscevo bene: la noia, il desiderio di spingere l’asticella più in altro. La voglia di superare il limite del convenzionale per entrare nel mondo oscuro che alcuni chiamano perversione, altri libertà.
    
    Volevo tornare in quel mondo, quel mondo privo di ipocrisia. Volevo tornare nel paese dei balocchi in cui ogni desiderio può essere soddisfatto. In cui non si giudica e non si viene giudicati. In cui tutti trovano il proprio spazio e la propria dimensione. Ma non ci sarei mai tornato da solo, io che nei miei anni all'estero avevo avuto complici, amiche, compagne di gioco. Donne con cui l’intesa era stata forte e intensa.
    
    Non avrei mai fatto parte della malinconica schiera di singoli che, simili a cani randagi, aspettano venga loro gettato un osso su cui buttarsi famelici. Non mi sarei mai messo nella posizione di supplicare. Volevo una complice. Volevo la MIA complice. Non me ne rendevo ancora conto, tutto era confuso nella mia testa. Sapevo che volevo incontrare una ragazza che non fosse il divertimento di una sera, e neppure di qualche ...
    ... settimana. Volevo una donna a cui mostrarmi senza vergogna. Una donna a cui mostrarmi per quello che era, senza dovermi nascondere. Una donna con cui ci saremmo capiti al primo sguardo.
    
    Il destino è bizzarro; quando si è pronti dentro a fare un certo tipo di incontro, come per magia, questo arriva. Non è il caso né la fortuna. Non credo alla fortuna nelle relazioni umane. Credo che le cose avvengano quando noi, consciamente o meno, le provochiamo. Il mio destino si chiamava E. Un inizio come molti, un sito che non prometteva molto e dal quale non avevo mai ottenuto nulla. Improvvisamente E mi rispose. Il suo tono era freddo e asciutto. Quasi si trattasse di una transazione, e non di corpi, sudore ed emozioni. Le foto che mi mandò erano sciatte e sfuocate. Non sembrava nulla di speciale. A priori nulla mi attirava in quel profilo di donna che mi aveva risposto. Avrei potuto, come mille altre volte, cavarmela con una risposta educata di circostanza e lasciar cadere. Non lo feci. C’era qualcosa in quella apparente freddezza, un pizzico allo stomaco che mi incitò ad andare avanti. Accettò senza obiezioni la mia richiesta di numero telefonico. Seppi poi che la mia decisione era stata un elemento che la convinse inizialmente. In un mondo in cui tanti parlano, ma non tutti si fanno davvero avanti, in qualche modo spiccavo.
    
    La telefonata mi diede sensazioni contrastanti; da un lato una donna non certo incline a lasciarsi andare, controllata e fredda (anche questo lo scoprii dopo, ...
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