La lattaia 1
Data: 13/04/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: beast
... circospetta abbassava la serranda del piccolo negozio. Possibile? Chiudere alle sei di pomeriggio? Io e Piero ci guardammo in faccia, non ci fu nemmeno bisogno di parlarsi, scattammo come due centrometristi, facemmo il giro dell’isolato e ci portammo sul retro del negozio, una piccola finestrella stretta e lunga dava aria al locale, ci arrampicammo su una catasta di casse e ci affacciamo circospetti. Dall’interno provenivano dei muggiti trattenuti a stento. Quando gli occhi si abituarono alla penombra vedemmo esattamente la scena che speravamo di vedere. La lattaia era distesa sulla schiena su un grezzo bancone di legno, in mezzo a contenitori termici e bricchi di alluminio, era appoggiata sui gomiti con le gambe all’aria, il grembiule ribaltato a coprirle il viso, le mutandine che pendevano da una caviglia. E in mezzo alle sue gambe il gorgonzolaro con le braghe calate alle caviglie la stava pompando come un forsennato. La teneva per i fianchi mentre il suo sedere si muoveva avanti e indietro, lei con le mani si aggrappava disperatamente al bordo del bancone. Era la prima volta che vedevamo un rapporto sessuale dal vero, e rimanemmo parecchio sconvolti, un po’ per la scena, abbastanza cruenta, ma soprattutto per quello che sentimmo: lui ansimava e muggiva come un toro durante la monta e lei, lei urlava e si lamentava come una vacca portata al macello. Fu così sconvolgente quel che vedemmo e sentimmo ...
... che quel pirla del Piero perse l’equilibrio, le casse traballanti su cui ci eravamo arrampicati si ribaltarono, facendoci cadere entrambi a gambe per aria nel cortile. Scappammo come dei pazzi, un po’ spaventati un po’ ridendo, mi girai solo una volta, giusto in tempo per scorgere la faccia della lattaia che preoccupata mi guardava da dietro la finestrella. Quante risate ci facemmo io e il Piero, però un po’ mi vergognavo e cercai di non farmi vedere da lei per qualche giorno. Purtroppo però, dopo una settimana mia madre mi mandò a comprare un litro di latte e nonostante tutte le mie proteste non ebbi altra scelta che entrare con gli occhi bassi nel suo negozio. Pensavo volesse dirmene quattro, la sentii uscire da dietro il bancone e avvicinarsi, mi aspettavo anche un ceffone, invece vidi che si asciugava le mani nel grembiule, mi mise un dito sotto il mento obbligandomi ad alzare lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi. Non sembrava arrabbiata, anzi, mi gettò uno sguardo dolce e malizioso e mi disse: “Ti è piaciuto quello che hai visto tesoro? Vieni stasera all’ora di chiusura che ti farò vedere qualcosa che ti piacerà ancora di più” Scappai a casa con la mia bottiglia di latte e il cuore che batteva a mille, ma alle sette e mezza precise mi ripresentai in negozio con mille farfalle che mi si agitavano nella pancia, non lo sapevo ancora ma quella sera diventai adulto. Ma questa è un’altra storia...